Israel
Official Info
- Official Website: https://www.football.org.il
- League Website: https://www.uefa.com
- Twitter: https://twitter.com/ISRAELFA
Quick Facts
- Founded: 1928 (come Eretz Israel Football Association; rinominata nel 1948)
- City: Tel Aviv (sede storica federale; attività anche a Ramat Gan, Gerusalemme, Haifa)
- Country: Israele
- Founder: Unknown (ultimo controllo: 2025-08-23)
- Milestones: - 1928: fondazione dell'associazione calcistica nel Mandato britannico
- 1929: affiliazione alla FIFA
- 1956 e 1960: vicecampione alla Coppa d'Asia
- 1964: vittoria della Coppa d'Asia in casa
- 1970: unica partecipazione alla Coppa del Mondo (Messico); gol storico di Mordechai Spiegler vs Svezia
- 1974: uscita dall’AFC per motivi politici e decenni da “nomade” nelle qualificazioni
- 1989: playoff intercontinentale vs Colombia per Italia ’90 (sconfitta complessiva 0-1)
- 1994: ingresso in UEFA
- 2022-23: vittoria del girone di Nations League B e promozione in League A
History
La nazionale di calcio di Israele nasce formalmente nel 1928, quando l’associazione calcistica del territorio (allora sotto Mandato britannico) viene istituita con il nome Eretz Israel Football Association e accolta in FIFA nel 1929. Dopo la nascita dello Stato nel 1948, l’organismo prende il nome attuale di Israel Football Association (IFA) e comincia a costruire una storia peculiare, al crocevia tra sport, geopolitica e identità.
Nei primi decenni Israele compete nella Confederazione Asiatica (AFC). Il picco arriva con la Coppa d’Asia 1964, organizzata e vinta in casa grazie a una squadra solida e ben preparata, capace di imporsi in un minigirone finale contro India, Hong Kong e Corea del Sud. Quel successo si inserisce in una striscia d’oro continentale che vede Israele vicecampione nel 1956 e nel 1960 e terzo nel 1968: un dominio parziale che fotografa bene il livello tecnico dell’epoca.
Il passo più visibile sulla ribalta mondiale è Messico 1970, unica fase finale di Coppa del Mondo raggiunta dalla selezione blu-bianca. In quel torneo Israele pareggia 1-1 con la Svezia (gol iconico di Mordechai Spiegler) e ferma sul pari anche una big del girone, uscendo però senza passare alla fase a eliminazione diretta. Restano immagini nitide: organizzazione tattica, resilienza, senso di appartenenza.
La storia della nazionale è anche la storia delle sue mappe. Nel 1974 Israele lascia l’AFC, tra boicottaggi e tensioni politiche. Seguono anni “da apolide” nei percorsi di qualificazione FIFA, con sbocchi temporanei in Oceania e playoff intercontinentali. L’esempio più famoso: le qualificazioni a Italia ’90, con Israele che arriva allo spareggio contro la Colombia e cede di misura sul totale (0-1). Una cartolina di calcio globale ante litteram, fatta di viaggi e adattamenti.
Nel 1994 l’approdo alla UEFA stabilizza la rotta: nuove avversarie, standard competitivi elevati, un’identità tecnica che si europeizza. Israele si attesta come squadra di livello medio nel contesto UEFA: spesso in lotta, spesso vicina, raramente premiata dal dettaglio. Arrivano talenti dal respiro internazionale, un’attenzione crescente alla formazione e infrastrutture moderne tra Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. La Nations League, introdotta da UEFA, si rivela utile: nel 2022-23 Israele vince il proprio girone di League B e ottiene una prestigiosa promozione in League A, segnale di progressione.
Negli anni recenti la nazionale si è nutrita di una diaspora calcistica ampia (giocatori in Inghilterra, Germania, Austria, Scozia, Serbia e altrove) e di club domestici più competitivi nelle coppe europee. L’identità tattica ha oscillato tra 4-3-3 e 3-4-3, alla ricerca di equilibrio tra creatività offensiva e solidità. Risultato: Israele è avversaria scomoda, capace di colpire in transizione e sulle palle inattive, ancora alla ricerca della seconda qualificazione a una fase finale mondiale o del primo sbarco all’Europeo. Globalmente, la maglia bianco-azzurra resta simbolo di resilienza sportiva: dove il contesto è complesso, il calcio risponde con organizzazione e talento.
Honours
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- title: Coppa d'Asia (AFC)
- years: 1964
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- title: Coppa d'Asia - Secondo posto
- years: 1956, 1960
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- title: Coppa d'Asia - Terzo posto
- years: 1968
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- title: Giochi Asiatici - Oro
- years: 1966
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- title: Giochi Asiatici - Argento
- years: 1954, 1958
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- title: UEFA Nations League B (vincitore girone, promozione)
- years: 2022
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- title: Coppa del Mondo FIFA - Presenze
- years: 1970
Statistical Insights
Win rate complessivo: Unknown (ultimo controllo: 2025-08-23). Gol segnati/subiti per partita: Unknown. Migliori/peggiori strisce: Unknown. Nota: i dataset pubblici divergono e richiedono allineamento ufficiale su base partita-internazionale A; in assenza di conferma univoca entro la soglia freschezza 30 giorni, i valori restano non pubblicati.
Key Players
- Oscar Gloukh (trequartista, RB Salzburg): estro tra le linee, ottima conduzione e rifinitura; impatto in doppia cifra tra gol+assist a livello club nelle ultime stagioni. Stat nazionale: Unknown (agg. 2025-08-23).
- Manor Solomon (ala, Tottenham): 1v1, progressioni e attacchi al secondo palo; quando in condizione alza l’asticella offensiva. Stat nazionale: Unknown.
- Eli Dasa (terzino destro, Dinamo Mosca): leadership, spinta e qualità di cross; riferimento stabile della retroguardia. Stat nazionale: Unknown.
- Omri Glazer (portiere, Crvena zvezda): reattività tra i pali e esperienza europea; spesso decisivo nelle gare tight. Stat nazionale: Unknown.
- Eran Zahavi (attaccante, Maccabi Tel Aviv): finalizzatore storico, minaccia su piazzati; gestione carichi e disponibilità in nazionale da verificare. Stat nazionale: Unknown.
Alternative/rotazioni: Liel Abada (ala), Dor Peretz (mezzala), Sean Goldberg (difensore), Daniel Peretz (portiere), Tai Baribo (attaccante).
Projection
Valutazione DS24: fascia UEFA medio-competitiva. In gironi equilibrati Israele converte spesso 1-2 partite chiave per restare in corsa fino all’ultima giornata, ma la qualificazione diretta richiede continuità difensiva. Modellizzazione prudente su base elo-band e performance recenti: qualificazione diretta a un grande torneo ~18-22% (quota implicita circa 4.5-5.5), accesso via playoff ~28-35% (3.3-2.85). Fattori rialzo: salute di Solomon, crescita di Gloukh, efficienza sulle palle inattive. Fattori ribasso: profondità difensiva, gestione dei minuti dei veterani, calendario congestionato. In Nations League la permanenza in League A è sfida di soglia: salvezza ~40-45%, retrocessione ~35-40%, qualificazione alle finali ~10-15%.
Trivia
• Tre confederazioni, un’identità. Pochissime nazionali hanno navigato tra più confederazioni come Israele: AFC all’inizio (con una bacheca di tutto rispetto), poi anni “itineranti” con qualificazioni gestite fuori confederazione e infine l’approdo in UEFA nel 1994. Ciò ha generato avversari e contesti tattici diversissimi, influenzando la formazione tecnica di intere generazioni di calciatori israeliani.
• Il Mondiale 1970 e il gol di Spiegler. La cartolina più celebre: Messico, erba lucida e pallone Telstar. Israele pareggia 1-1 con la Svezia grazie a Mordechai Spiegler, il bomber che firma l’unico gol azzurro-bianco nella storia dei Mondiali. Una rete che ancora oggi è archetipo della resilienza israeliana contro avversari più quotati.
• L’Asian Cup in casa, 1964. Torneo snello, formato a girone, clima caldo e stadi affollati: Israele sfrutta il fattore campo e alza il trofeo continentale. È uno dei rari casi in cui una nazionale poi europea è rimasta nella storia dell’AFC come campione. In quell’epoca Israele è anche argento nel 1956 e 1960 e bronzo nel 1968: costanza di rendimento che la colloca tra le potenze asiatiche del tempo.
• Il playoff con Colombia verso Italia ’90. Dopo un percorso “oceania-centrico” che include duelli durissimi con Australia e Nuova Zelanda, Israele si guadagna lo spareggio intercontinentale. Di fronte c’è la Colombia di Higuita e compagni: 0-1 in Sudamerica e 0-0 in casa. Niente Mondiale, ma una prova di maturità contro un calcio di grande qualità tecnica.
• 1958: la porta aperta (e poi chiusa) del Mondiale. Le qualificazioni asiatico-africane sono segnate dai ritiri di diverse selezioni. FIFA decide uno spareggio con una squadra europea: il compito tocca al Galles di un giovanissimo John Charles. Israele perde entrambe le gare 2-0. Il Mondiale resta una chimera per altri dodici anni, ma quell’episodio resta un unicum regolamentare.
• Un calcio “multicentro”. Per anni il mitico Ramat Gan è stato lo stadio di casa; oggi la nazionale alterna tra Teddy (Gerusalemme), Sammy Ofer (Haifa) e Bloomfield (Tel Aviv-Yafo). Scelta logistica e simbolica: portare la nazionale vicino ai tifosi in tutto il Paese.
• Diaspora calcistica e know-how. Dalla Premier League alla Bundesliga, passando per Austria e Scozia, i giocatori israeliani hanno creato negli anni una rete di competenze internazionali. Tecnica di base elevata, capacità di giocare tra le linee e attenzione alle palle inattive: tratti distintivi che i ct hanno cercato di cucire su moduli flessibili (4-3-3, 3-4-3, 5-4-1 situazionale).
• Palle inattive come asset. Israele è tradizionalmente pericolosa sui calci piazzati: corner tesi, schemi preparati e ottimi battitori. Nei match a punteggio basso la differenza l’ha spesso fatta un dettaglio su calcio d’angolo o punizione laterale.
• Talento U21 come volano. Il movimento giovanile ha prodotto negli ultimi anni una linea verde interessante, capace di risultati di rilievo nelle competizioni UEFA di categoria. L’emersione di trequartisti tecnici e ali aggressive ha dato alla nazionale una dose di creatività che, con la giusta copertura difensiva, può tradursi in step competitivo.
• Le sfide extracampo. Come per altre selezioni, la nazionale di Israele ha attraversato periodi di partite “in campo neutro” e calendari compressi. Staff e federazione hanno imparato a gestire logistica, sicurezza e fatica: elementi invisibili, ma decisivi nelle qualificazioni moderne.
• Icone e capitani. Da Avi Cohen a Eyal Berkovic, da Yossi Benayoun a Tal Ben Haim, fino agli attaccanti prolifici come Eran Zahavi: storie diverse cucite nella stessa maglia. Benayoun, in particolare, ha rappresentato la connessione tra club europei di alto livello e leadership in nazionale.
• Identità tattica “elastica”. Contro squadre superiori sulla carta, Israele si affida spesso a blocco medio-basso e transizione rapida; contro pari livello cerca palleggio corto e catene laterali con il terzino in sovrapposizione. Il “piano B” è quasi sempre lo sfruttamento delle seconde palle e dei piazzati: pragmatismo che paga nel contesto UEFA.
| Casa | Fuori casa | Tutto | ||||
| Giocate | 3 | 3 | 6 | |||
| Vinte | 1 | 0 | 1 | |||
| Pareggi | 0 | 1 | 1 | |||
| Sconfitte | 2 | 2 | 4 | |||
| Casa | Fuori casa | Tutto | ||||
| Per Match | Total | Per Match | Total | Per Match | Total | |
| Goal | 1 | 3 | 0.7 | 2 | 0.8 | 5 |
| Goal concessi | 2 | 6 | 2.3 | 7 | 2.2 | 13 |
| Cartellini gialli | 1.3 | 4 | 1 | 3 | 1.2 | 7 |
| Cartellini rossi | 0 | 0 | 0 | |||
| Reti inviolate | 0.3 | 1 | 0.3 | 1 | 0.3 | 2 |
| Calci d'angolo | 2.7 | 8 | 1 | 3 | 1.8 | 11 |
| Falli | 11.7 | 35 | 8.7 | 26 | 10.2 | 61 |
| Fuori gioco | 1.7 | 5 | 1.7 | 5 | 1.7 | 10 |
| Tiri | 5.7 | 17 | 6 | 18 | 5.8 | 35 |
| Tiri in porta | 2.3 | 7 | 1.7 | 5 | 2 | 12 |