Mexico
Official Info
- Official Website: https://fmf.mx
- League Website: https://www.concacaf.com/inside-concacaf/member-associations/mexico/
- Twitter: https://twitter.com/miseleccionmx
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- Instagram: https://www.instagram.com/miseleccionmx
- YouTube: https://www.youtube.com/@MiSeleccionMX
Quick Facts
- Founded: 1927-08-23
- City: Città del Messico
- Country: Messico
- Founder: Federación Mexicana de Fútbol Asociación (FMF)
- Milestones: 1923: primi incontri non ufficiali vs Guatemala; 1927: nasce la FMF; 1929: affiliazione FIFA; 1930: debutto al Mondiale; 1961: federazione fondatrice CONCACAF; 1970 e 1986: Paese ospitante della Coppa del Mondo (quarti di finale in entrambe); 1993 e 2001: finalista Copa América; 1999: vittoria Confederations Cup; 1991–oggi: record di vittorie nella Gold Cup; 2012: oro olimpico maschile (U23) a Londra; 2014–2018: serie storica di ottavi consecutivi interrotta nel 2022.
History
La nazionale di calcio del Messico, nota come El Tri per i colori della bandiera, è una delle selezioni più riconoscibili e continuative del panorama mondiale. Le sue radici organizzative risalgono al 23 agosto 1927 con la fondazione della Federación Mexicana de Fútbol Asociación (FMF), mentre i primi confronti internazionali risalgono al 1923 contro il vicino Guatemala. L’ingresso in FIFA avviene nel 1929 e già nel 1930 i messicani prendono parte alla Coppa del Mondo inaugurale in Uruguay. L’evoluzione calcistica del Paese corre in parallelo con il consolidamento della struttura regionale: nel 1961 la FMF è tra i membri fondatori della CONCACAF, cornice in cui il Messico diventerà potenza egemone.
Nel 1970 e nel 1986 il Messico entra nella storia come primo Paese a ospitare per due volte il Mondiale, con il maestoso Estadio Azteca come icona. In entrambe le edizioni la Selección raggiunge i quarti di finale, spinta da generazioni dal talento cristallino e da un pubblico che fa dell’altitudine e del tifo un vantaggio competitivo. Nel 1999, sull’eredità di quell’identità, arriva il trionfo più prestigioso: la FIFA Confederations Cup, vinta in una finale spettacolare contro il Brasile (4-3) all’Azteca, con eroi popolari come Cuauhtémoc Blanco.
Il dominio regionale è un leitmotiv della sua storia moderna. Prima con il Campionato CONCACAF (1965, 1971, 1977) e poi con la Gold Cup, il Messico ha accumulato il maggior numero di titoli della confederazione, diventando l’avversario da battere per Stati Uniti e Canada. L’invito ricorrente alla Copa América ha esaltato la vocazione competitiva del Tri contro le grandi sudamericane: finali nel 1993 e 2001, terzi posti nel 1997 e 1999, sempre con una cifra tecnica di intensità, ripartenze e qualità sulle corsie.
Tra i suoi simboli più longevi spiccano figure come Hugo Sánchez, icona in Europa con il Real Madrid, Rafa Márquez, capitano in cinque Mondiali, e Javier “Chicharito” Hernández, miglior marcatore all-time. Negli ultimi decenni il Messico ha saputo esportare talento: da Hirving Lozano ed Edson Álvarez fino ai nuovi riferimenti offensivi come Santiago Giménez.
L’identità di gioco messicana unisce disciplina tattica, aggressività in riaggressione e ampiezza offensiva. A lungo temuto all’Azteca, il Messico ha però sperimentato momenti di difficoltà lontano da casa e contro pari grado, dando vita con gli Stati Uniti a una rivalità che ha plasmato la narrativa calcistica del continente. Dopo una lunga striscia di ottavi consecutivi ai Mondiali (1994–2018), l’eliminazione ai gironi nel 2022 ha sancito la necessità di ricalibrare ciclo e gerarchie, puntando su un mix di veterani e una generazione europea in crescita. La platea globale, la fanbase sterminata e l’infrastruttura della FMF rendono El Tri un’istituzione calcistica con risonanza mondiale.
Honours
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- title: CONCACAF Gold Cup
- years: 1993, 1996, 1998, 2003, 2009, 2011, 2015, 2019, 2023
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- title: Campionato CONCACAF (pre-Gold Cup)
- years: 1965, 1971, 1977
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- title: FIFA Confederations Cup
- years: 1999
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- title: NAFC Championship / North American Nations Cup
- years: 1947, 1949, 1991
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- title: Giochi Olimpici (calcio maschile U23)
- years: 2012
Statistical Insights
Profilo prestazionale all-time su partite A riconosciute: tasso di vittoria complessivo intorno al 52–56% (stime DS24 da Transfermarkt/FBref); media gol fatti 1.5–1.8 a gara, subiti 0.8–1.1. L’Azteca resta un fortino con win rate domestico nettamente superiore al rendimento in campo neutro/trasferta. Streaks storiche: serie utile oltre 20 partite in un ciclo recente; strisce negative tendenzialmente limitate a 2–3 sconfitte. Trend ultimi cicli: supremazia regionale (xG favorevoli contro rivali CONCACAF medio-alti), ma margini di miglioramento in finalizzazione contro difese di élite e nella gestione delle transizioni difensive contro avversari top-20 FIFA. Nota: valori indicativi, aggiornamento e consolidamento numerico soggetto a variazioni — ultimo controllo fonti: 2025-08-24.
Key Players
Santiago Giménez (ST, Feyenoord): attaccante moderno, attacco profondità, >20 gol stagionali in Eredivisie 23/24; riferimento per attacchi diretti e area piccola. Edson Álvarez (MED, West Ham): schermo difensivo, letture preventive, duelli vinti; leader tattico nella doppia fase. Hirving Lozano (ALA, San Diego FC): strappi e 1v1, minaccia costante sul lato debole; esperienza Champions e nazionale. Guillermo Ochoa (POR): riflessi élite, specialista in gare a eliminazione; leadership nello spogliatoio. Johan Vásquez (DC, Genoa): marcatura aggressiva, tempi di uscita, gioco aereo; affidabilità contro punte fisiche.
Projection
Outlook competitivo: il Messico resta da podio in CONCACAF. Probabilità (stile quote implicite) su scenario standard: vincere Gold Cup 30–35%; vincere CONCACAF Nations League 22–28%; raggiungere ottavi al Mondiale 65–75%, quarti 20–28%, semifinale 8–12%, titolo 1–2%. Driver positivi: pipeline di talento in Europa (Giménez, Álvarez, Lozano), profondità sugli esterni, palla inattiva offensiva. Rischi: gestione delle transizioni corte contro top seed, dipendenza dal volume cross, necessità di rinnovare alcune colonne difensive. KPI da monitorare: PPDA vs pari grado, conversione delle big chance, palle inattive concesse, impatto dei cambi dal 60’ in poi.
Trivia
La nazionale del Messico è un’istituzione che travalica il campo. Il soprannome El Tri nasce dai tre colori della bandiera – verde, bianco e rosso – che hanno vestito generazioni di calciatori diventati patrimonio popolare. L’Azteca, casa spirituale del calcio messicano, è un teatro unico: oltre 2.000 metri d’altitudine, pareti di tifo e una memoria che contiene alcuni dei capitoli più iconici del pallone. Qui Pelé ha alzato la Coppa del Mondo nel 1970; sempre qui Diego Maradona ha scritto pagine immortali nel 1986. Per i messicani, quell’impianto è un talismano e una responsabilità, dove spesso la nazionale trova un vantaggio competitivo tangibile per intensità e pressione.
La rivalità con gli Stati Uniti è una saga: dal celebre “Dos a Cero” di Columbus agli scambi di leadership nel Nord America, le due squadre hanno trasformato ogni finale regionale in una narrazione epica. Il pendolo del potere ha oscillato più volte, ma il Messico ha mantenuto una costanza invidiabile nell’alzare trofei, soprattutto in Gold Cup. Esiste poi un racconto tutto messicano, il “quinto partido”: la barriera psicologica dei quarti di finale mondiali, oltre i quali il Tri cerca da decenni la definitiva consacrazione.
L’albo d’oro racconta un’identità vincente: il trionfo in Confederations Cup 1999 è scolpito nella memoria collettiva. In finale, contro il Brasile, si impose 4-3 all’Azteca, con Cuauhtémoc Blanco mattatore e una squadra che sintetizzava coraggio e tecnica. L’oro olimpico di Londra 2012 (competizione U23 con fuoriquota) è un’altra medaglia di grande peso, ottenuta contro il Brasile nella cornice di Wembley: un segnale della profondità del vivaio.
Il Messico vanta leggende trasversali. Antonio Carbajal fu il primo calciatore della storia a disputare cinque Mondiali (1950–1966), primato poi eguagliato da un altro emblema, Rafael Márquez, capitano in cinque edizioni. Nel ventunesimo secolo anche Andrés Guardado e Guillermo Ochoa hanno raggiunto la quinta partecipazione mondiale, testimoniando la longevità d’élite di alcune colonne del Tri. Hugo Sánchez ha inaugurato l’era dei pionieri in Europa vincendo la Scarpa d’Oro e multiple Liga con il Real Madrid; più recentemente Javier “Chicharito” Hernández ha inciso a Manchester United e Real Madrid, diventando il miglior marcatore della nazionale.
C’è spazio anche per gli inciampi storici: l’“Aztecazo” del 2001, quando il Costa Rica espugnò l’Azteca in qualificazione Mondiale, rimane un promemoria che neppure le fortezze sono inattaccabili. Altre pagine indelebili includono il controverso “No era penal” del 2014 contro l’Olanda, diventato meme e cicatrice emotiva collettiva, e le grandi parate di Ochoa, spesso eroe di giornata contro potenze come Brasile e Germania.
La cultura del tifo è parte integrante del racconto: cori, rituali e un’identità sonora riconoscibile ovunque il Tri giochi, con stadi nordamericani spesso dipinti di verde grazie alla diaspora messicana. L’ampiezza dell’audience globale rende il Messico una delle selezioni più seguite fuori dall’Europa e dal Sud America tradizionali. La maglia verde ha attraversato rebrand e variazioni cromatiche – nero e bianco hanno fatto capolino – ma l’immaginario resta quello di una squadra verticale, intensa e capace di infiammare.
Tecnica, carattere, cornice popolare: questi gli ingredienti di una nazionale che da un secolo abita con continuità la parte alta del calcio internazionale. Con una generazione che sta trovando spazio e minuti in Europa, e una base domestica competitiva in Liga MX, il passo oltre il famoso quinto partido resta l’obiettivo dichiarato di un Paese che sogna in grande.