Saudi Arabia

Città
Riyadh
Sito Web
Fondata
1956
Stadio
Social

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 1956 (SAFF); prima gara A: 1957
  • City: Riyadh
  • Country: Arabia Saudita
  • Founder: Saudi Arabian Football Federation (SAFF)
  • Milestones: 1956: affiliazione SAFF; 1957: debutto internazionale; 1984: primo titolo Coppa d'Asia; 1988: bis continentale; 1992: finale Coppa d'Asia e finalisti King Fahd Cup; 1994: debutto ai Mondiali e ottavi; 1996: terzo titolo Coppa d'Asia; 2002: record negativo 0-8 vs Germania; 2018: ritorno al Mondiale; 2022: vittoria storica 2-1 vs Argentina ai Mondiali

History

L’Arabia Saudita, soprannominata Al-Suqour Al-Khodhur (i Falchi Verdi), è una delle potenze storiche del calcio asiatico. Il movimento federale nasce nel 1956 con la fondazione della Saudi Arabian Football Federation (SAFF) e l’immediata affiliazione a FIFA e AFC, mentre la prima gara “A” risale al 1957. La crescita è rapida: un sistema domestico trainato da club iconici come Al-Hilal, Al-Ittihad, Al-Nassr e Al-Ahli costruisce un bacino di talenti che, negli anni Ottanta e Novanta, porta la Nazionale a imporsi in Asia. Il primo grande squillo arriva alla Coppa d’Asia 1984, conquistata con un calcio pragmatico e organizzato; il bis nel 1988 certifica la nascita di una dinastia che culmina nel terzo titolo continentale nel 1996. In mezzo, finali perse nel 1992 e, più avanti, nel 2000 e nel 2007: in totale sei finali, record di continuità ai massimi livelli asiatici.
Il 1994 segna l’irruzione sul palcoscenico globale: all’esordio mondiale, la squadra raggiunge gli ottavi di finale con un calcio verticale e coraggioso. La corsa passa per una perla di Saeed Al-Owairan contro il Belgio, coast-to-coast entrato nella memoria collettiva FIFA. Seguono altre partecipazioni iridate (1998, 2002, 2006, 2018, 2022), con alti e bassi: se l’8-0 incassato dalla Germania nel 2002 resta la ferita più profonda, il 2-1 rifilato all’Argentina campione del mondo in carica nel 2022 è la vittoria simbolo di una Nazionale capace di colpire chiunque quando compatta e verticale.
L’identità tattica saudita ha alternato blocchi medi-bassi e transizioni rapide a fasi di pressing più alto sotto CT europei. La filiera dei terzini di spinta e ali tecniche – spesso cresciute all’Al-Hilal e all’Al-Nassr – ha accompagnato generazioni di play dinamici e difensori atletici. Sul piano regionale, oltre all’Asia Cup, i Falchi Verdi hanno vinto la Gulf Cup in tre occasioni e l’Arab Nations Cup due volte, confermando un dominio costante nel Golfo e nella penisola arabica.
La Nazionale gioca abitualmente tra il King Fahd International Stadium (Riyadh) e il King Abdullah Sports City (Jeddah), impianti che hanno ospitato anche eventi FIFA e AFC. Il salto infrastrutturale e l’apertura del Saudi Pro League a stelle internazionali hanno innalzato la competitività domestica, con effetti attesi sulla Nazionale tramite un innalzamento del ritmo e della qualità dell’allenamento quotidiano. Parallelamente, SAFF ha investito in formazione tecnica, analisi dei dati e sviluppo del calcio giovanile, ampliando la base.
A livello tecnico, figure come Carlos Alberto Parreira, Nasser Al-Johar, Bert van Marwijk, Hervé Renard e Roberto Mancini hanno impresso idee e metodi differenti, mantenendo però alcuni tratti identitari: organizzazione senza palla, corsa e disciplina. Il futuro ruota intorno a talenti come Salem Al-Dawsari e Firas Al-Buraikan, alla crescita dei difensori centrali moderni e a una porta sempre più contesa da estremi affidabili. In sintesi: una Nazionale con portata globale e radici forti, capace di coniugare tradizione regionale e ambizione internazionale.

Honours

    • title: AFC Asian Cup
    • years: 1984, 1988, 1996
    • title: Gulf Cup of Nations
    • years: 1994, 2002, 2003
    • title: Arab Nations Cup
    • years: 1998, 2002

Statistical Insights

Coppa del Mondo: 6 partecipazioni (miglior risultato: ottavi). Coppa d’Asia: 3 titoli e 6 finali, indice di continuità ai massimi livelli AFC. Peggior sconfitta: 0-8 vs Germania (Mondiali 2002). Massimo scarto a favore in gare ufficiali moderne: 10-0 vs Timor Est (Qualificazioni mondiali AFC 2015). In casa, tra Riyadh e Jeddah, la Nazionale costruisce la gran parte dei punti nelle qualificazioni: tendenza storica a subire poco e a governare i match con vantaggio territoriale. Win rate complessivo, reti segnate/subite per gara e strisce record richiedono aggiornamento dinamico su base database ufficiali: Unknown (last checked 2025-08-24).

Key Players

• Salem Al‑Dawsari (ALA/trequartista): leader tecnico, gol pesanti ai Mondiali 2018 e 2022; dribbling e finalizzazione da seconda linea.
• Firas Al‑Buraikan (Centravanti): riferimento avanzato moderno, attacca la profondità e lavora da sponda; tra i migliori marcatori sauditi nelle qualificazioni recenti.
• Hassan Tambakti (Difensore centrale): duelli aerei, letture preventive; guida la linea con aggressività controllata.
• Saud Abdulhamid (Terzino destro): spinta costante, cross e volume atletico; costruzione esterna chiave nella manovra.
• Mohammed Kanno (Centrocampista): equilibrio tra rottura e primo passaggio verticale; utile su palla inattiva. Portieri: Nawaf Al‑Aqidi/Mohammed Al‑Owais si alternano con profili di reattività e leadership.

Projection

Profilo competitivo da top‑seed AFC. Con un percorso standard nelle qualificazioni mondiali e mantenendo l’ossatura attuale, stima DS24: qualificazione alla fase finale del Mondiale 70–80% (quota implicita ~1.40–1.80), passaggio alla fase a eliminazione diretta in un torneo globale 20–30% (quota ~3.3–5.0), semifinale di Coppa d’Asia 30–40% (quota ~2.5–3.3). Le chiavi: continuità difensiva (xGA basso contro pari livello), incisività delle ali e conversione delle palle inattive. Rischi: densità calendario SPL, dipendenza dalle giocate di Al‑Dawsari, gestione del vantaggio contro squadre di pressing alto.

Trivia

• Il soprannome Al‑Suqour Al‑Khodhur (Falchi Verdi) richiama colori e simbologia nazionale. La maglia, verde smeraldo con dettagli bianchi, ha accompagnato alcune delle immagini più iconiche del calcio asiatico. Tra tutte, la cavalcata di Saeed Al‑Owairan ai Mondiali 1994: recupero palla nella propria metà, serpentina su metà Belgio e destro secco. Quel gol fu votato tra i più belli nella storia del torneo, emblema del talento istintivo saudita.
• La Coppa d’Asia è la casa del trionfo saudita: tre titoli in 12 anni (1984, 1988, 1996) e altre tre finali perse (1992, 2000, 2007). La striscia di finali negli anni Novanta racconta di una capacità rara nel calcio per Nazionali: rigenerarsi senza perdere identità. Tatticamente, si alternarono blocchi bassi ordinati e ripartenze verticali, con esterni rapidi e punte abili a “fiondarsi” dietro la linea.
• Il 1994 resta l’anno spartiacque. L’Arabia Saudita è una debuttante al Mondiale ma gioca con coraggio. Oltre al gol di Al‑Owairan e al 2-1 con il Marocco, resta la prova di maturità contro squadre europee fisiche. Agli ottavi con la Svezia, i Falchi Verdi si inchinano ma escono tra gli applausi, suggellando il miglior risultato iridato.
• Le contraddizioni dello sport: il Mondiale 2002 segnò il peggior ko (0-8 con la Germania). Quel trauma divenne però cartina di tornasole per riformare preparazione e selezione. La finestra successiva vide un focus su atletismo, prevenzione infortuni e analisi video. Nel lungo periodo, i benefici si sono visti nella compattezza delle linee e nella gestione dei momenti di gara.
• La King Fahd Cup, antesignana della Confederations Cup, nacque proprio in Arabia Saudita (1992). I Falchi Verdi arrivarono in finale contro l’Argentina, contribuendo a lanciare un torneo che, per due decenni, ha rappresentato la prova generale dei Mondiali. L’Arabia Saudita è dunque parte della genealogia di una delle competizioni FIFA più note del periodo 1992–2017.
• Rivalità e geopolitica sportiva: Iran, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Iraq sono gli incroci più accesi. Con l’Iran, in particolare, la partita trascende l’aspetto tecnico diventando evento di grande intensità emotiva e mediatica. Nel Golfo, la Gulf Cup è palcoscenico di rivalità cicliche e di grandi cornici di pubblico.
• Stadi simbolo: il King Fahd International Stadium (Riyadh) – “Il Camaleonte” per la sua versatilità – e il King Abdullah Sports City (Jeddah), la “Jewel”, sono hub logistici e affettivi della Nazionale. Tra clima, lunghi viaggi continentali e calendari compressi, vincere in casa significa spesso governare ritmo e spazi fin dal primo tempo.
• La filiera dei club: Al‑Hilal e Al‑Nassr hanno fornito per anni i blocchi più solidi alla Nazionale. Negli ultimi anni l’arrivo di stelle globali nel Saudi Pro League ha alzato intensità e qualità del torneo domestico, accelerando la crescita di interpreti locali a contatto quotidiano con standard europei. Un effetto “laboratorio” che si riflette in Nazionale, specie su tempi di gioco e gestione della pressione.
• Allenatori iconici: Carlos Alberto Parreira, Nasser Al‑Johar, Bert van Marwijk, Hervé Renard e Roberto Mancini hanno lasciato impronte tecniche differenti. Renard ha firmato la storica vittoria su Messi & co., Mancini ha introdotto principi di costruzione più codificati, con terzini alti e rotazioni interne per liberare l’ala forte sul lato debole.
• Cultura e rinnovamento: SAFF ha spinto su analisi dati, formazione allenatori e sviluppo del vivaio, mentre il calcio femminile ha mosso passi importanti con la creazione della Nazionale e dei primi campionati. L’idea è costruire un ecosistema sostenibile: impianti moderni, staff medicali d’élite, scouting territoriale e rapporti strutturati con i club. In prospettiva, il salto di qualità passa dalla produzione continua di centravanti e mezzali box-to-box, profili ritenuti “premium” nell’Asia di vertice.
• Icone e simboli: Salem Al‑Dawsari incarna la tecnica saudita contemporanea, con colpi da copertina (vedi gol a Argentina e Messico nel 2022). Tra i grandi del passato, oltre ad Al‑Owairan, spiccano Majed Abdullah, bomber elegante e letale, e Yasser Al‑Qahtani, capitano carismatico dell’era 2000.
• Identità e tifoseria: cori, coreografie verdi e tamburi animano sempre le notti di qualificazione. La diaspora saudita in Europa e Nord America garantisce spesso sostegno in trasferta, trasformando stadi “neutri” in piccole Riad. Elementi che, combinati, fanno dell’Arabia Saudita un brand calcistico riconoscibile e con reale portata globale.

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