Al Ain

Città
Al Ain (Emirato di Abu Dhabi)
Sito Web
Fondata
1968
Stadio
Social

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 1968
  • City: Al Ain (Emirato di Abu Dhabi)
  • Country: Emirati Arabi Uniti
  • Founder: Gruppo di giovani locali e lavoratori sudanesi; successivo patronato di H.H. Khalifa bin Zayed Al Nahyan
  • Milestones: 1968: fondazione; 1971: registrazione ufficiale; 1976–77: primo titolo di campionato; 2002–03: prima AFC Champions League (nuovo formato); 2014: inaugurazione Hazza bin Zayed Stadium; 2018: finalista FIFA Club World Cup; 2021–22: 14º titolo di UAE Pro League; 2023–24: seconda AFC Champions League

History

Nata nel 1968 nell’oasi di Al Ain, la società prende forma grazie all’iniziativa di giovani del posto, supportati da lavoratori sudanesi presenti nella città. La crescita è rapida: nel 1971 arriva la registrazione ufficiale e negli anni ’70 Al Ain si consolida come riferimento calcistico dell’emirato di Abu Dhabi. Il primo grande traguardo nazionale è il campionato 1976–77, inizio di una tradizione vincente che renderà il club il più titolato degli Emirati. Il soprannome “The Boss” sintetizza bene la sua leadership domestica.
Sul piano identitario, il viola diventa il colore simbolo, mentre lo stemma con il forte di Al Jahili rimarca il legame con il territorio. La modernità passa dall’inaugurazione del Hazza bin Zayed Stadium (2014), impianto d’avanguardia da circa 25.000 posti che ha ridisegnato l’esperienza matchday negli EAU e rafforzato l’appeal internazionale del club.
A cavallo tra fine anni ’90 e primi 2000, Al Ain apre un ciclo: fra il 1999 e il 2004 alterna titoli nazionali e trionfi continentali. Nel 2002–03, con Bruno Metsu in panchina, conquista la prima AFC Champions League nell’era del nuovo formato, diventando il primo club emiratino a riuscirci. Seguiranno altre finali asiatiche, tra cui quella del 2016, a evidenziare la continuità ad alti livelli. Nel 2018 arriva un’altra pagina memorabile: partito dal turno preliminare, Al Ain raggiunge la finale del FIFA Club World Cup, battendo lungo il percorso River Plate e arrendendosi solo al Real Madrid—prima volta per un club degli EAU in una finale mondiale.
La vocazione internazionale si fonde con una produzione interna importante: l’Academy ha lanciato talenti come Omar Abdulrahman (“Amoory”), icona del calcio emiratino e vincitore del premio AFC Player of the Year. Nel frattempo, l’asse strategico del club si muove su due binari: dominanza domestica e competitività asiatica. Il titolo di UAE Pro League 2021–22 ha confermato la supremazia locale, mentre la cavalcata 2023–24 in AFC Champions League—firmata da Soufiane Rahimi e guidata da Hernán Crespo—ha riportato il trono continentale ad Al Ain, dopo una serie di imprese in sequenza contro potenze come Al Nassr, Al Hilal e Yokohama F. Marinos.
Oggi Al Ain è una piattaforma globale: infrastrutture moderne, base tifosi diffusa nel Golfo e un brand riconoscibile in Asia. La combinazione di gestione, scouting mirato (soprattutto su profili africani e maghrebini) e valorizzazione locale mantiene la squadra stabilmente in corsa per i massimi obiettivi in patria e nel continente. In sintesi: una storia di radici profonde e ambizioni senza confini, dal deserto di Al Ain al palcoscenico mondiale.

Honours

    • title: UAE Pro League
    • years: 1977, 1981, 1984, 1993, 1998, 2000, 2002, 2003, 2004, 2012, 2013, 2015, 2018, 2022
    • title: AFC Champions League
    • years: 2003, 2024
    • title: UAE President's Cup (conteggio esatto e anni completi da confermare)
    • years:
    • title: UAE League Cup (conteggio esatto e anni da confermare)
    • years:
    • title: UAE Super Cup (conteggio esatto e anni da confermare)
    • years:
    • title: FIFA Club World Cup - Runners-up
    • years: 2018

Statistical Insights

Profilo competitivo stabile ai vertici. In AFC Champions League 2023–24 Al Ain ha eliminato consecutivamente Al Nassr, Al Hilal e Yokohama F. Marinos, vincendo tutte le gare casalinghe a eliminazione diretta e ribaltando tre volte un risultato complessivo sfavorevole. Ha interrotto la storica striscia di 34 vittorie consecutive di Al Hilal con un 4–2 al Hazza bin Zayed. Trend tecnico: grande efficienza in transizione, ampiezza sfruttata con gli esterni e produzione offensiva sopra la media nelle notti europee… pardon, asiatiche. Dati granulari di win rate stagionale, media gol fatti/subiti per partita e strisce record in campionato: Unknown (ultimo controllo 2025-08-23, in attesa di consolidamento ufficiale dai database indicati).

Key Players

- Soufiane Rahimi (ALA/ATT): capocannoniere e MVP della AFC Champions League 2023–24, terminale devastante in attacco tra attacchi alla profondità e rifiniture dal mezzo spazio.
- Kodjo Fo-Doh Laba (ATT): riferimento fisico e gol pesanti, doppia cifra costante in Pro League; coppia complementare con Rahimi.
- Khalid Eisa (POR): leadership e reattività; parate chiave e freddezza nei momenti a eliminazione (rigori inclusi).
- Bandar Al Ahbabi (TD/EST): ampiezza, cross e assist; arma tattica stabile sulla corsia destra.
- Khalid Al Hashemi (DC): duelli aerei e primo passaggio, crescita continua nel reparto arretrato.

Projection

Modello di valutazione DirettaSport24 (quote implicite, stime soggette a variabilità del mercato): titolo UAE Pro League 27–32%, piazzamento top‑2 60–65%, UAE President’s Cup 18–24%, League Cup 16–20%, percorso da semifinale in AFC Champions League 22–28%, back‑to‑back continentale 10–14%. Driver principali: produzione offensiva della coppia Rahimi‑Laba, tenuta difensiva nelle trasferte asiatiche, profondità rosa vs congestione calendario. Rischi: dipendenza dal break‑game degli esterni, gestione delle energie in back‑to‑back ad alta intensità.

Trivia

• The Boss: il soprannome più celebre degli EAU non nasce a caso. Negli anni, Al Ain ha collezionato il maggior numero di titoli di campionato del Paese, guadagnandosi un’aura di autorità tecnica e psicologica sui rivali.
• L’assalto al mondo nel 2018: partito dai playoff del FIFA Club World Cup, Al Ain ha superato Team Wellington ai rigori in una gara pazzesca rimontata da 0–3, ha poi battuto l’Esperance de Tunis e ha scritto la pagina più romantica eliminando il River Plate in semifinale, prima di arrendersi al Real Madrid in finale. Prima (e finora unica) emiratina a giocare l’ultimo atto del Mondiale per club.
• Riecco l’Asia, vent’anni dopo: il trionfo 2023–24 in AFC Champions League è un cerchio che si chiude. La prima affermazione era arrivata nel 2002–03 con Bruno Metsu; la seconda è firmata da Hernán Crespo e da un reparto offensivo scintillante, con Soufiane Rahimi protagonista assoluto. Curiosità: negli ottavi, quarti e semifinale i viola hanno sempre dovuto gestire un risultato complicato, ma hanno risolto tutto al Hazza bin Zayed, trasformato in fortino europeo—anzi, asiatico.
• L’impresa nella striscia: ad Al Ain è toccato il compito – e l’onore – di fermare la serie di 34 vittorie consecutive dell’Al Hilal, record mondiale per club professionistici. Una notte che ha fatto il giro del pianeta.
• Academy, che vanto: la cantera di Al Ain ha sfornato Fuoriclasse locali come Omar Abdulrahman, ‘Amoory’, trequartista di pura fantasia, simbolo del calcio emiratino moderno e premiato come AFC Player of the Year. La filiera giovanile rimane un asset identitario e competitivo.
• Gyan, anni da urlo: il ghanese Asamoah Gyan, tra il 2011 e il 2014, ha dominato la classifica marcatori del campionato per tre stagioni consecutive, toccando picchi realizzativi rarissimi nella regione e contribuendo a consolidare il richiamo internazionale del club.
• Lo stadio‑icona: il Hazza bin Zayed Stadium, inaugurato nel 2014, è uno dei più scenografici del Medio Oriente. Facciata a ‘palm tree’ e comfort d’avanguardia, è diventato un landmark cittadino e una leva chiave per marketing e matchday revenue.
• Derby e classici: il calendario locale ha sapore speciale contro Al Wahda (rivalità cittadina/di emirato) e Shabab Al Ahli (un ‘Clasico’ nazionale, spesso decisivo per la vetta). Gare che scandiscono la stagione e pesano come finali.
• Il viola e l’identità: Al Ain è tra i pochi club del mondo arabo a identificarsi nel viola, colore distintivo che lo rende immediatamente riconoscibile nei mercati TV e merchandising internazionali.
• Asia‑first mindset: l’ingaggio di profili tecnici dal Maghreb e dall’Africa subsahariana—da Rahimi a Laba—segue una linea di scouting che privilegia potenza, transizione e qualità nell’uno contro uno, caratteristiche che pagano nelle notti continentali.
• Dati, cultura e continuità: la struttura societaria ha investito in analisi prestativa e metodologia, con staff internazionali e upgrading continuo dei processi. Non è un caso che il club, quando deve cambiare allenatore, mantenga chiari i principi guida (ampiezza, pressione selettiva, verticalità).
• Fortino casalingo: la narrativa recente di Al Ain in Asia si costruisce su grandi serate al Hazza bin Zayed. Rumore, intensità, e una squadra che alza giri e ritmo in casa: è una costante che gli avversari hanno imparato a rispettare.
• Impatto economico e sociale: oltre al calcio, Al Ain è un’istituzione cittadina polifunzionale, con sezioni sportive e un legame forte con scuole e accademie locali. L’effetto volano post‑trionfi si vede in abbonamenti, vendita maglie e visibilità del brand nel Golfo.
• Simboli e radici: lo stemma con il forte Al Jahili rappresenta storia e orgoglio dell’oasi; l’unione tra tradizione e ambizione internazionale è il filo rosso che attraversa l’intera epopea del club.

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