Charlton

Città
Londra (quartiere Charlton, Royal Borough of Greenwich)
Nazione
Sito Web
Fondata
1905
Stadio
Social

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 1905
  • City: Londra (quartiere Charlton, Royal Borough of Greenwich)
  • Country: Inghilterra
  • Founder: Unknown
  • Milestones: - 1905: nascita del club nel sud-est di Londra.
    - 1919: arrivo a The Valley, stadio costruito in gran parte da volontari.
    - 1921: ingresso nella Football League (Third Division South).
    - 1934–1936: doppia promozione fino alla First Division; nel 1936–37 miglior piazzamento di sempre (2º posto).
    - 1946 e 1947: due finali consecutive di FA Cup; vittoria nel 1947.
    - 1985–1992: esilio da The Valley e groundshare a Selhurst Park; nasce il movimento civico “Valley Party”.
    - 1992: ritorno a The Valley.
    - 1998: storica promozione via play-off (4–4 vs Sunderland, 7–6 ai rigori).
    - 1999–2000: titolo di seconda serie e ritorno stabile in Premier League sotto Alan Curbishley.
    - 2011–12: titolo di League One con 101 punti.
    - 2019: vittoria dei play-off di League One a Wembley (2–1 vs Sunderland).

History

Il Charlton Athletic nasce nel 1905 nell’area operaia di Charlton, nel sud-est di Londra, da un gruppo di giovani del quartiere che sognano un club capace di dare identità e orgoglio alla comunità. Dopo i primi anni nomadi, nel 1919 approda a The Valley, uno stadio ricavato in una ex cava: un’icona del calcio inglese costruita e modellata grazie al lavoro volontario di tifosi e residenti. Nel 1921 il club entra nella Football League, iniziando una scalata che raggiunge l’apice a metà anni Trenta: campione della Third Division South (1934–35), immediata promozione dalla Second Division (1935–36) e storico 2º posto al debutto in First Division nel 1936–37, con successive annate di vertice prima della guerra.
Il dopoguerra consacra gli Addicks nell’immaginario collettivo: due finali consecutive di FA Cup a Wembley, con il trionfo del 1947 contro il Burnley ai tempi supplementari. È l’era del leggendario manager Jimmy Seed, cui oggi è dedicata la tribuna ospiti di The Valley. Le decadi successive sono altalenanti: discese e risalite nella piramide inglese, fino al trauma del 1985, quando lo stadio viene ritenuto non idoneo e il club è costretto a condividere Selhurst Park con il Crystal Palace. Nasce allora il “Valley Party”, movimento civico che porta il tema del rientro a casa nell’agenda politica locale. Nel 1992 il ritorno a The Valley è realtà: un punto di svolta simbolico e sportivo.
Sotto la guida di Alan Curbishley, il Charlton vive un periodo d’oro tra fine anni Novanta e primi Duemila. Il 1998 è memorabile: la promozione via play-off dopo uno dei match più spettacolari della storia di Wembley (4–4 con tripletta di Clive Mendonca, successo ai rigori). Nel 1999–2000 arriva il titolo di seconda serie e, negli anni successivi, una lunga permanenza in Premier League, fatta di solidità tattica e un’identità chiara. Il nuovo ciclo inizia con il ritorno in terza serie: nel 2011–12, collezionando 101 punti, gli Addicks dominano la League One. Nel 2019 un’altra pagina da romanzo: finale play-off decisa nel recupero contro il Sunderland.
Il club ha plasmato talenti di primo piano (Scott Parker, Joe Gomez, Jonjo Shelvey, Ademola Lookman) grazie a un vivaio rispettato. Pur non avendo la dimensione commerciale dei colossi londinesi, il Charlton gode di una base tifosa fedele e intergenerazionale, di forte richiamo per chi ama il calcio “di quartiere” con ambizione metropolitana. The Valley rimane il cuore pulsante: un calderone di storia, cori e rituali, dove risuona “The Red, Red Robin” e dove la comunità si riconosce. In questo equilibrio tra radici popolari e ambizione sportiva sta l’essenza degli Addicks.

Honours

    • title: FA Cup
    • years: 1947
    • title: Seconda serie inglese (Football League First Division/EFL Championship) - Campioni
    • years: 2000
    • title: EFL League One - Campioni
    • years: 2012
    • title: Football League Third Division South - Campioni
    • years: 1929, 1935
    • title: EFL League One - Play-off vincitori
    • years: 2019

Statistical Insights

- Benchmark storico recente: stagione 2011–12 in League One chiusa a 101 punti (30 vittorie, 11 pareggi, 5 sconfitte). Win rate ~65%, produzione offensiva ~1,8 gol segnati a gara e ~0,8 subiti (46 partite).
- Miglior piazzamento in massima serie: 2º posto (1936–37).
- Media pubblico The Valley: tradizionalmente tra le più alte della categoria quando in League One, con numeri spesso oltre le 15.000 presenze a partita.
- Strisce record (best/worst): dati specifici di massime serie utili imbattibilità o sconfitte consecutive non confermati in modo univoco sulle fonti entro 30 giorni: Unknown (ultimo controllo: 2025-08-23).

Key Players

Alfie May (ATT) – Finalizzatore d’area con movimento intelligente tra le linee; capocannoniere di squadra nell’ultimo ciclo in League One con bottino realizzativo in doppia cifra e forte impatto su non-penalty xG.
Daniel Kanu (ATT) – Prodotto cresciuto nel sistema, attacco della profondità e pressione alta; percentuale elevata di tiri da zone centrali.
Michael Hector (DC) – Leadership difensiva, duelli aerei e intercetti; riferimento nelle palle inattive.
Tennai Watson (TD/EST) – Spinta costante sulla corsia destra, recuperi e progressioni; crossing volume sopra media di categoria.
Conor Coventry (CC) – Regista/mezzo centro box-to-box: grande volume di passaggi progressivi e schermatura davanti alla difesa.

Projection

Profilo da alta classifica in League One con ambizione play-off e potenziale promozione diretta se la fase difensiva resta stabile e la produzione di xG di attacco di May e Kanu viene supportata dagli esterni. Probabilità implicite (quote stimate in formato percentuale): promozione diretta 20–25%, via play-off 15–20%, permanenza in categoria 55–60%, rischio retrocessione ~5%. Variabili chiave: continuità tecnica, mercato in uscita sui profili offensivi, tenuta fisica del blocco difensivo e rendimento a The Valley.

Trivia

• Perché “Addicks”? Il soprannome deriva molto probabilmente da una storpiatura di “haddocks” (aringhe/merluzzi) legata a un pesciaiolo locale che offriva pesce fritto ai giocatori dopo le gare: un retaggio del legame tra club e comunità operaia del porto sul Tamigi. Nel folklore di Charlton, calcio e fish & chips vanno spesso a braccetto.
• Uno stadio scavato nella storia. The Valley nacque nel 1919 in una ex cava di gesso: i tifosi contribuirono fisicamente a spianare terrapieni e gradoni. È uno degli stadi più iconici del calcio inglese: un tempo poteva accogliere folle oceaniche. Il record? Oltre 75.000 spettatori (75.031 è la cifra comunemente riportata) per una gara di FA Cup degli anni Trenta contro l’Aston Villa: un mare rosso che rimane nella memoria collettiva di Londra sud-est.
• Il ritorno a casa, politicamente. Nel 1985 The Valley venne giudicato non idoneo e il club andò in esilio a Selhurst Park, casa del Crystal Palace. Nacque così il “Valley Party”, un movimento politico civico fondato da tifosi per riportare il Charlton nel proprio quartiere: alle elezioni locali ottenne risultati sufficienti a mettere pressione sulle autorità. Nel dicembre 1992 il ritorno a The Valley fu celebrato come una vittoria della democrazia del tifo.
• Wembley, teatro degli Addicks. Charlton è uno dei club con più ricordi iconici a Wembley: dalla vittoria in FA Cup del 1947 (1–0 al Burnley ai supplementari, rete decisiva con brivido dopo un infortunio del portiere) alla più pazza finale play-off della storia (1998): 4–4 contro il Sunderland, tripletta di Clive Mendonca – nato proprio a Sunderland! – e trionfo 7–6 ai rigori. Nel 2019, nuovo capitolo: gol decisivo nel recupero contro il Sunderland per il ritorno in Championship.
• Il maestro Jimmy Seed. Manager dal 1933 al 1956, guidò il club all’apice con due finali di FA Cup e piazzamenti di vertice pre-bellici. Il settore ospiti di The Valley porta il suo nome, un tributo alla sua eredità tattica e culturale.
• L’era Curbishley. Tra metà anni Novanta e 2006, Alan Curbishley ha incarnato stabilità e pragmatismo: promozioni, consolidamento in Premier League, cessioni intelligenti e una cultura di gioco riconoscibile. La sua gestione è spesso citata come modello di sostenibilità tecnica.
• Un vivaio che produce. Dalla Academy sono usciti talenti come Scott Parker (capitano e nazionale inglese), Joe Gomez (poi al Liverpool e in Nazionale), Jonjo Shelvey e Ademola Lookman. L’identità di club formatore è parte integrante del brand Charlton: attenzione alla tecnica, opportunità ai giovani, scouting attivo a Londra e dintorni.
• La salvezza… ai play-off. Nel 1987 i play-off non erano solo promozione: servivano anche a decidere retrocessioni e salvezze. Il Charlton riuscì a restare in First Division battendo il Leeds in un doppio spareggio drammatico: un unicum che racconta la resilienza del club.
• Ritualità sonore. “The Red, Red Robin (Comes Bob, Bob, Bobbin’ Along)” risuona a The Valley come inno informale del club. È uno dei dettagli che rendono l’esperienza partita particolarmente britannica: canti tradizionali, colori netti (rosso e bianco), bandiere e famiglie sugli spalti.
• Derby e geografia emotiva. Essendo un club del sud-est di Londra, Charlton vive rivalità storiche con Millwall e Crystal Palace, ognuna con un retroscena socio-urbano differente (bacini d’utenza, identità lavorative, confini di quartiere). Queste sfide definiscono l’agenda emotiva di molte stagioni.
• Un club ponte tra passato e futuro. Il Charlton accetta la complessità dell’era moderna (cicli proprietari, sostenibilità economica, analytics) senza rinnegare il proprio DNA popolare. È per questo che, a ogni generazione, gli Addicks trovano nuovi appassionati: è la Londra che non dimentica il suo quartiere, e che usa il calcio per raccontarsi.

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