Costa Rica
Official Info
- Official Website: https://www.fedefutbol.com
- League Website: https://www.concacaf.com
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Quick Facts
- Founded: 1921
- City: San José
- Country: Costa Rica
- Founder: Unknown (ultimo aggiornamento: 2025-08-24)
- Milestones: - 1921: prima gara ufficiale vs El Salvador, nascita della Selezione sotto l’egida della neonata federazione.
- 1941–1961: dominio nel CCCF Championship con 7 titoli regionali.
- 1963, 1969, 1989: tre Campionati CONCACAF, vertice del calcio centroamericano pre-Gold Cup.
- 1990: prima partecipazione alla Coppa del Mondo FIFA, ottavi di finale a Italia ‘90.
- 2002: finalista alla CONCACAF Gold Cup (secondo posto).
- 2014: impresa ai Mondiali in Brasile, primi nel “girone della morte” e quarti di finale, imbattuti nei 120' in tutto il torneo.
- 1991–2014: 8 titoli nella Copa Centroamericana (UNCAF), record della regione.
- 2018–oggi: ricambio generazionale, consolidamento nel top-3 CONCACAF con cicli di Nations League e Gold Cup.
History
La nazionale di calcio della Costa Rica, nota semplicemente come La Sele o Los Ticos, è la punta di diamante del movimento calcistico centroamericano. Le sue origini risalgono al 1921, anno in cui la Federazione Costaricana di Calcio prese forma e la squadra disputò la prima gara contro El Salvador. Nei decenni che seguirono, la Costa Rica costruì un’identità di gioco tecnica e coraggiosa, alimentata da un campionato domestico vivace (Saprissa e Alajuelense in primis) e da una cultura calcistica popolare e partecipata.
Negli anni ’40–’60, il Paese divenne la potenza del CCCF Championship (la competizione che precedette l’attuale CONCACAF), conquistando sette titoli e fissando le basi del proprio prestigio regionale. La trasformazione del panorama confederale portò poi al Campionato CONCACAF, che i Ticos vinsero tre volte (1963, 1969, 1989), a testimonianza di una continuità di rendimento superiore rispetto ai vicini centroamericani.
L’esposizione mondiale arrivò compiutamente nel 1990 con la prima Coppa del Mondo, dove la Costa Rica centrò gli ottavi di finale a Italia ’90, lasciando intravedere potenzialità importanti. La generazione dei primi anni 2000 sfiorò la gloria continentale con la finale della Gold Cup 2002, fermandosi a un passo dal trofeo ma confermandosi nel gotha della CONCACAF. Intanto, sul piano regionale, la selezione dominava la Copa Centroamericana (UNCAF), messa in bacheca per ben otto volte tra gli anni ’90 e il 2014.
Il punto più alto della storia recente, e forse assoluto, resta il Mondiale 2014 in Brasile. Inserita in un girone considerato proibitivo con Uruguay, Italia e Inghilterra, la Costa Rica lo vinse con autorevolezza grazie a organizzazione tattica, ripartenze rapide e a una difesa granitica guidata da un portiere straordinario. Agli ottavi e ai quarti rimase imbattuta nei tempi regolamentari e supplementari, arrendendosi solo ai rigori ai Paesi Bassi. Fu una cavalcata che entrò nel mito, consacrando il Paese come realtà calcistica con spessore ben oltre i confini regionali.
Dopo il 2014, la Costa Rica ha affrontato un ricambio generazionale naturale, mantenendosi comunque tra le tre-quattro migliori nazionali della CONCACAF. Le nuove leve hanno affiancato veterani di statura internazionale, mentre il movimento ha continuato a produrre talento soprattutto attraverso i vivai dei club storici. L’Estadio Nacional di San José, moderno e iconico, è oggi la casa simbolica della Sele, che alterna qui e nello storico Estadio Ricardo Saprissa (la “Cueva del Monstruo”) i momenti più caldi del suo calendario.
Club e nazionale condividono legami profondi: l’intensità del campeonato costaricense è tradizionalmente la prima palestra dei futuri nazionali, prima del salto verso MLS, Europa o altri mercati. L’immagine della Costa Rica come nazionale tecnica, disciplinata e competitiva è divenuta un marchio riconosciuto. I tifosi, orgogliosi e vocali, alimentano un’atmosfera elettrica che rende San José una trasferta sempre complicata.
Nel complesso, la Costa Rica ha trasformato i propri limiti demografici in punti di forza: scouting capillare, identità di gioco ben codificata, coesione di gruppo e capacità di performare nei momenti che contano. Oggi la Sele rimane una presenza costante nelle fasi finali regionali e un’avversaria da non sottovalutare su palcoscenici globali, forte di una storia che parla di resilienza, qualità e ambizione.
Honours
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- title: CONCACAF Championship
- years: 1963, 1969, 1989
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- title: CCCF Championship
- years: 1941, 1946, 1948, 1953, 1955, 1960, 1961
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- title: Copa Centroamericana (UNCAF Nations Cup)
- years: 1991, 1997, 1999, 2003, 2005, 2007, 2013, 2014
Statistical Insights
Partecipazioni ai Mondiali FIFA: 6 (1990, 2002, 2006, 2014, 2018, 2022), miglior risultato quarti di finale nel 2014, imbattuta nei 120’ in tutto il torneo. Finali CONCACAF/Gold Cup: 1 (2002, seconda). Nel contesto regionale, la Costa Rica è storicamente top-3 per piazzamenti cumulati. Win rate complessivo all-time: Unknown (ultimo aggiornamento: 2025-08-24). Gol segnati/subiti per gara all-time: Unknown (ultimo aggiornamento: 2025-08-24). Serie migliori/peggiori: la striscia positiva più iconica resta il Mondiale 2014 (5 gare senza sconfitte nei tempi regolamentari), mentre il periodo più complesso ha coinciso con la transizione generazionale successiva, con una lunga sequenza senza vittorie pre-Gold Cup in un ciclo recente (valori esatti: Unknown). Picco ranking FIFA storicamente nell’orbita della top-20 mondiale (valore puntuale: Unknown).
Key Players
Profilo attuale, con mix di veterani e nuovi leader:
- Joel Campbell (attaccante/seconda punta): riferimento offensivo e collante tra i reparti; creatività, conduzione palla in transizione, freddezza dalla lunetta. Stat line: chance create alte, contributo in gol/assist costante.
- Francisco Calvo (difensore centrale): leader difensivo, forte nel gioco aereo e nei duelli; utile in palla inattiva. Stat line: alto numero di intercetti e clearances per 90’.
- Brandon Aguilera (centrocampista offensivo): playmaker moderno tra le linee; visione e ultimo passaggio. Stat line: passaggi progressivi e key passes sopra la media del reparto.
- Jewison Bennette (ala sinistra): strappo in velocità e profondità; minaccia in 1v1. Stat line: dribbling riusciti per 90’ elevati, falli subiti alti.
- Patrick Sequeira (portiere): reattività tra i pali e doti sui rigori; in crescita come gioco con i piedi. Stat line: percentuale parate su tiri in porta superiore alla media di confederazione.
- Aarón Suárez (mezzapunta/ala): imprinting creativo, ottime conduzioni e rifinitura. Stat line: contributo non-penalty xG+xA rilevante rispetto ai minuti giocati.
Projection
Outlook DirettaSport24: la Costa Rica resta una contendere credibile in CONCACAF. In un contesto regionale livellato verso l’alto, la Sele dispone di organizzazione e tradizione per puntare con regolarità a semifinali nelle rassegne confederali e a un posto nel blocco principale della qualificazione mondiale. Probabilità implicite (stima): vincere la Gold Cup 8–12% (media 10%); raggiungere la finale 20–30% (media 25%); raggiungere la semifinale 40–55% (media 48%). In Nations League, chance di Final Four attorno al 35–45% in media per ciclo. Chiavi tattiche: mantenere intensità nel pressing medio-basso, valorizzare la transizione rapida sulle corsie e massimizzare le palle inattive. Variabili: efficacia realizzativa della nuova generazione offensiva e solidità del blocco centrale. Con roster al completo e continuità tecnica, la Sele rimane un “dark horse” capace di battere chiunque in gara secca.
Trivia
• La magia del 2014: il cammino in Brasile è divenuto un case study di tattica e mentalità. Inserita nel girone D con Uruguay, Italia e Inghilterra, la Costa Rica ribaltò i pronostici grazie a un 5-4-1 elastico, transizioni sincronizzate e un portiere in stato di grazia. Chiuse il girone al primo posto, senza subire gol contro Italia e Inghilterra, e proseguì fino ai quarti contro i Paesi Bassi, dove rimase imbattuta nei 120 minuti e venne eliminata ai rigori dopo la celebre mossa di van Gaal con il cambio del portiere al 120’. La Sele uscì tra gli applausi del mondo, simbolo di organizzazione e resilienza.
• Il primo Mondiale: Italia ’90 fu la vetrina inaugurale. Trascinati da Gabelo Conejo tra i pali e dal carisma di un gruppo sorprendente, i Ticos raggiunsero gli ottavi al debutto, battendo Scozia e Svezia. Un biglietto da visita che preparò il terreno per la reputazione internazionale del Paese.
• Recordman e bomber: il centrocampista Celso Borges è comunemente riconosciuto come recordman di presenze con la Sele, mentre il miglior marcatore storico è Rolando Fonseca. Due simboli di longevità e fiuto del gol, in un pantheon che include anche Bryan Ruiz (leader tecnico della generazione d’oro), Joel Campbell e Paulo Wanchope, attaccante iconico tra fine anni ’90 e 2000.
• I templi del tifo: l’Estadio Nacional di San José, moderno e situato nel Parco La Sabana, è il teatro principale delle sfide della Sele. Ma lo storico Estadio Ricardo Saprissa, soprannominato “La Cueva”, ha una fama leggendaria per l’atmosfera ribollente e la vicinanza del pubblico al campo, un fattore campo che per anni ha messo in difficoltà anche le big del continente.
• Scuole calcio e pipeline: Deportivo Saprissa e LD Alajuelense sono le culle principali di talento, con accademie che alimentano costantemente la nazionale. La traiettoria tipica del talento costaricense spesso passa per l’esplosione in patria, un trampolino nella MLS o in Europa e, per i migliori, una carriera stabile nel Vecchio Continente.
• Identità tattica: nel DNA dei Ticos convivono disciplina difensiva e coraggio offensivo. La Sele ha spesso alternato blocchi medio-bassi compatti a uscite aggressive sulle corsie, facendo della ripartenza corta-lunga una firma di riconoscibilità. Le palle inattive, sfruttate con centrali fisici e saltatori di livello, sono da sempre un’arma pesante.
• Rivalità e classici: il “Clásico Centroamericano” con l’Honduras accende la regione, mentre le sfide con USA e Messico rappresentano i benchmark di ambizione per ogni ciclo. Partite che fanno classifica e identità, e che misurano la temperatura del progetto tecnico costaricense.
• Simboli e soprannomi: “La Sele” è il nickname più diffuso, ma “Los Ticos” resta l’appellativo che unisce sport e cultura nazionale. La maglia rossa, con pantaloncini blu e calzettoni bianchi, è divenuta un’icona cromatica riconoscibile, specchio della bandiera.
• Un progetto oltre i numeri: al di là dei picchi di classifica FIFA, la Costa Rica ha costruito nel tempo una “competenza da torneo”: saper leggere la partita, soffrire nei momenti critici e colpire quando l’inerzia si sposta. Una qualità che si vede nella capacità di avanzare nelle fasi a eliminazione diretta anche senza monopolizzare il pallone.
• Giovani all’assalto: le ultime generazioni hanno portato in dote profili rapidi e tecnici sulle corsie e un centrocampo progressivo. La federazione ha investito in strutture (come il Proyecto Gol) e in metodologie di formazione moderne, puntando su scouting interno e su reti con club esteri per accelerare lo sviluppo.
• L’eredità dei portieri: da Conejo a figure più recenti, la tradizione tra i pali è un tratto distintivo del movimento costaricense. Reattività, letture e leadership hanno spesso fatto la differenza nelle notti che contano. Non è un caso che molte imprese della Sele partano da clean sheet pesanti e da parate simboliche.
• Cultura e comunità: le giornate di partita sono eventi collettivi. Il Paese si ferma, le piazze si colorano di rosso, e la nazionale diventa cassa di risonanza dell’identità nazionale. Ogni qualificazione mondiale è una festa, ogni notte di Gold Cup un esame che la Costa Rica affronta con passione e orgoglio.
• Un brand globale: dopo il 2014 la Sele è diventata sinonimo di giant-killing e organizzazione. Sponsor, tour internazionali e amichevoli di prestigio hanno consolidato la sua immagine. La capacità di esportare talenti ha completato un ciclo virtuoso tra club, nazionale e mercato.