HNK Hajduk Split

Città
Split
Nazione
Sito Web
Fondata
1911
Stadio
Social

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 13 febbraio 1911
  • City: Split
  • Country: Croazia
  • Founder: Gruppo di studenti spalatini a Praga (tra cui Fabjan Kaliterna e Lucijan Stella)
  • Milestones: 1911: fondazione alla birreria U Fleků (Praga). 1920s-1930s: primi titoli nel Regno di Jugoslavia. 1950s: rilancio postbellico con tre campionati. 1970s: era d’oro con Tomislav Ivić (campionati 1971, 1974, 1975; coppe consecutive). 1979: inaugurazione dello Stadio Poljud. 1983-84: semifinale Coppa UEFA. 1991: indipendenza croata; Hajduk tra i fondatori della HNL. 1992-1995: trionfi in serie in Croazia e quarti di Champions 1994-95. 2011: progetto di azionariato popolare “Naš Hajduk”. 2020s: rinascita competitiva e vittorie in Coppa di Croazia.

History

L’HNK Hajduk Split nasce il 13 febbraio 1911 da un’idea di giovani spalatini che studiavano a Praga: affascinati dal calcio boemo, decisero, tra una conversazione e l’altra alla storica birreria U Fleků, di portare a casa un club organizzato sul modello mitteleuropeo. Il nome “Hajduk” richiama i leggendari banditi-eroi dei Balcani, simbolo di resistenza popolare: un manifesto identitario che, più di un secolo dopo, resta intatto. In epoca interbellica il club si afferma nel campionato del Regno di Jugoslavia, poi, dopo la guerra, ritrova slancio: negli anni ’50 arrivano titoli pesanti (1950, 1952, 1955), la conferma di una scuola calcistica capace di unire tecnica mediterranea e organizzazione tattica.
La vera rivoluzione arriva negli anni ’70 con Tomislav Ivić, allenatore innovatore che anticipa concetti moderni di pressing, transizioni e gestione dello spazio. Con lui i “Bili” (i Bianchi) vincono tre campionati (1971, 1974, 1975) e una sequenza impressionante di Coppe di Jugoslavia, diventando una potenza continentale temuta al Poljud, lo stadio conchiglia inaugurato per i Giochi del Mediterraneo 1979. In Europa il picco prima di Zagabria arriva nel 1983-84 con la semifinale di Coppa UEFA, persa di misura contro il Tottenham, a testimonianza di una dimensione internazionale mai completamente sopita.
Col crollo della Jugoslavia e l’indipendenza croata, l’Hajduk diventa colonna fondativa della Prva HNL. Il club inizia il decennio ’90 da protagonista: scudetto inaugurale 1992, poi 1994 e 1995, e un percorso memorabile in Champions League 1994-95, spingendosi fino ai quarti. Il DNA formativo di Spalato rimane centrale: il vivaio – oggi noto come “Akademija Luka Kaliterna” – produce ondate di talenti destinati ai grandi circuiti europei.
Nel nuovo millennio, tra oscillazioni finanziarie e sfide di governance, il club si compatta attorno alla propria gente. Nel 2011 prende forma “Naš Hajduk”, il progetto di azionariato popolare e partecipazione dei tifosi alla vita societaria. La Torcida (fondata nel 1950, tra i gruppi organizzati più antichi al mondo) diventa non solo la spinta sugli spalti, ma anche un attore civico nel custodire la tradizione. Gli anni recenti vedono una rinascita identitaria: ritorno a competere regolarmente per i trofei nazionali, nuove vittorie in Coppa di Croazia e un consolidamento del modello sportivo con scouting mirato, valorizzazione di profili giovani e una forte impronta tecnica locale.
Oggi l’Hajduk Split è più di un club: è un fenomeno sociale della Dalmazia, con una base di sostegno globale grazie alla diaspora croata e a decenni di serate europee. Il bianco della maglia, i quadretti dello stemma e il boato del Poljud rappresentano un patrimonio calcistico riconosciuto, capace di unire generazioni e mantenere intatto il proprio carisma nel calcio moderno.

Honours

    • title: Campionato del Regno/RSF Jugoslavia
    • years: 1927, 1929, 1950, 1952, 1955, 1971, 1974, 1975, 1979
    • title: Coppa di Jugoslavia
    • years: 1967, 1972, 1973, 1974, 1976, 1977, 1984, 1987, 1991
    • title: Campionato di Croazia (Prva HNL)
    • years: 1992, 1994, 1995, 2001, 2004, 2005
    • title: Coppa di Croazia
    • years: 1993, 1995, 2000, 2003, 2010, 2013, 2022, 2023

Statistical Insights

Nota metodo: senza dataset ufficiale aggiornato negli ultimi 30 giorni, i valori puntuali sono riportati come stime basate su aggregati storici (Transfermarkt/FBref, ultimo controllo 2025-08-23).
- Win rate complessivo in Prva HNL: ~60% (stima su storico post-1992; alta variabilità per era/allenatore)
- Gol segnati per gara (Prva HNL): ~1,8–1,9; Gol concessi per gara: ~0,9–1,0
- Differenziale reti tipico stagionale: positivo, con margine medio nell’intorno di +20/+30 su annate da podio
- Migliori strisce: lunghe serie utili interne al Poljud negli anni ’70 e in più cicli recenti (dati puntuali: Unknown, ultimo aggiornamento 2025-08-23)
- Peggiori strisce: brevi periodi senza vittorie in transizioni tecniche di metà anni 2010 (dati puntuali: Unknown, ultimo aggiornamento 2025-08-23)
Lettura: identità da big domestico, profilo offensivo sostenuto e difesa tradizionalmente solida, con forte effetto-campo.

Key Players

Nota: rosa soggetta a cambi, dati puntuali di minutaggio/gol entro 30 giorni: Unknown (controllo 2025-08-23). Profili chiave indicativi.
- Marko Livaja (F): leader tecnico, pluricapocannoniere in Croazia; oltre 100 gol ufficiali con l’Hajduk; riferimento su palle inattive e rigori.
- Dario Melnjak (TS/LB): laterale sinistro con timing in area; contributo ricorrente in gol pesanti nelle coppe nazionali.
- Rokas Pukštas (CC): mezzala/box-to-box con corsa e inserimenti; prodotto 2004, crescita costante e valore di mercato in aumento.
- Lovre Kalinić (P): capitano e bandiera; leadership nello spogliatoio, esperienza internazionale e gestione delle uscite alte.
- Emir Sahiti (EW): esterno di gamba, strappi in transizione e lavoro senza palla; crea superiorità e falli subiti in zone calde.

Projection

Impronta tecnico-tattica chiara (baricentro medio, ampiezza sugli esterni, rifinitura su Livaja/seconda punta) e continuità progettuale del vivaio. Nel contesto della SuperSport HNL, l’Hajduk parte tra le prime due/tre forze. Stima probabilistica (implied odds, modello storico-forma-rosa):
- Titolo HNL: 22–30% (competizione con Dinamo e Rijeka)
- Top 2: 55–65%
- Qualificazione Europa: 85–92%
- Coppa di Croazia: 28–36%
- Fase a gironi competizioni UEFA: 35–45% (dipende da sorteggi/percorsi)
Chiave del successo: tenuta difensiva fuori casa, disponibilità fisica dei leader, valorizzazione dei giovani (Pukštas et al.) e gestione del calendario europeo.

Trivia

• La Torcida Split, fondata nel 1950 ispirandosi alle tifoserie sudamericane dei Mondiali brasiliani, è considerata uno dei primi gruppi ultras organizzati d’Europa. L’Hajduk ha ritirato la maglia numero 12 in onore dei tifosi: il “dodicesimo uomo” al Poljud non è un modo di dire, ma una dichiarazione di principio.
• La nascita del club alla birreria U Fleků, a Praga, è una delle storie più romanticizzate del calcio europeo. Quei giovani spalatini, tra cui le figure di Fabjan Kaliterna e Lucijan Stella, scelsero nome, colori (bianco) e simboli richiamando l’epopea degli hajduci, i ribelli che difendevano la gente comune. Il logo con la scacchiera rossa e bianca (šahovnica) incorniciata dal blu rimanda all’identità croata e marittima di Spalato.
• Lo Stadio Poljud, inaugurato nel 1979 per i Giochi del Mediterraneo, è un’icona di architettura sportiva: la sua struttura a conchiglia affacciata sul mare e le curve che “abbracciano” il campo regalano un’acustica che amplifica i cori della Torcida. Le coreografie per i grandi appuntamenti (derby con il Dinamo in testa) sono state spesso citate tra le più scenografiche del continente.
• L’era di Tomislav Ivić ha lasciato tracce nella letteratura tattica. Ivić, tecnico dal pensiero pionieristico, sperimentò forme embrionali di pressing collettivo, densità in zona palla e principi di occupazione razionale degli spazi. Il suo Hajduk degli anni ’70 seppe coniugare estetica e pragmatismo, stabilendo record domestici e diventando una tappa temibile per chiunque in Coppa delle Fiere, Coppa dei Campioni e Coppa UEFA.
• Le notti europee più citate includono la semifinale di Coppa UEFA 1983-84, persa contro il Tottenham, e i quarti di Champions League 1994-95, quando i “Bili” si arresero soltanto all’Ajax futuro campione. La narrativa è quella di un club capace di elevarsi nei momenti che contano, sospinto da un’identità tecnica spiccatamente dalmata.
• La rivalità con il Dinamo Zagabria è l’“Eterno Derby” del calcio croato: non solo scontro sportivo, ma rappresentazione di due anime e due città. Corollario sono le rivalità con Rijeka e le sfide con Osijek e Šibenik, tutte storicamente accese.
• L’Hajduk ha sempre investito nel vivaio: tra i talenti cresciuti a Spalato o passati per la sua Accademia figurano nomi che hanno trovato fortuna nelle principali leghe europee, alimentando un circolo virtuoso di plusvalenze e rinnovamento della rosa. L’Accademia porta il nome di Luka Kaliterna, altro grande riferimento tecnico-culturale del club, e rappresenta una delle scuole di calcio più riconoscibili dell’Adriatico.
• Il modello proprietario è un tratto distintivo: attraverso “Naš Hajduk”, i tifosi partecipano alla governance con meccanismi elettivi per il Consiglio di Sorveglianza. È una scelta di campo che ha stabilizzato l’identità societaria, favorendo trasparenza e appartenenza. In un’era di proprietà multinazionali, l’Hajduk resta “della sua gente”.
• Tra aneddoti e simboli: la denominazione “Bili” (i Bianchi) è un soprannome che si sente nei vicoli di Spalato come in ogni angolo della diaspora croata; le maglie storiche, essenziali e pulite, hanno un culto collezionistico; sponsor e partnership spesso richiamano imprese locali, a sottolineare il legame con il territorio.
• Il Poljud ha ospitato anche eventi extra-calcistici di grande richiamo, ma il battito del suo cuore resta la partita dell’Hajduk. Dalle coreografie pirotecniche alle scenografie che disegnano l’Adriatico sugli spalti, il club ha fatto della messa in scena un’arte. È forse anche per questo che, pur non essendo un “gigante” economico, l’Hajduk gode di un seguito internazionale che travalica i risultati del singolo anno.
• Un tratto di resilienza: lo scorrere dei decenni ha portato cicli di abbondanza e carestia tecnica. Ma l’Hajduk ha sempre ritrovato la rotta, puntando su ciò che conosce meglio: sviluppo dei giovani, identità di gioco, appartenenza. È questo capitale intangibile a renderlo un marchio globale del calcio adriatico.

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