Shonan Bellmare
Official Info
- Official Website: https://www.bellmare.co.jp/
- League Website: https://www.jleague.jp/club/shonan/
- Twitter: https://twitter.com/bellmare_staff
- Facebook: https://www.facebook.com/bellmare.official/
- Instagram: https://www.instagram.com/bellmare_official/
- YouTube: https://www.youtube.com/user/BellmareChannel
Quick Facts
- Founded: 1968
- City: Hiratsuka (area Shōnan), Prefettura di Kanagawa
- Country: Giappone
- Founder: Towa Real Estate (poi Fujita Kōgyō dal 1975)
- Milestones: 1968 fondazione come Towa Real Estate SC; 1977 primo titolo nazionale (JSL); 1979 e 1981 bis e tris in JSL; 1994 vittoria Emperor’s Cup; 1995–96 vittoria Asian Cup Winners’ Cup; 1994 ingresso in J.League come Bellmare Hiratsuka; 1999 crisi finanziaria e retrocessione; 2000 rebrand in Shonan Bellmare; 2009, 2014, 2017 titoli J2; 2018 vittoria J.League Cup; rinomina stadio in Lemon Gas Stadium Hiratsuka.
History
Lo Shonan Bellmare rappresenta il cuore calcistico della costa di Kanagawa: un club identitario, nato come squadra d’azienda e diventato simbolo comunitario dell’area di Shōnan. Le sue radici affondano nel 1968, quando Towa Real Estate fondò una squadra che, pochi anni più tardi, sarebbe stata rilevata da Fujita Kōgyō (1975), assumendo lo status di compagine di vertice nella Japan Soccer League pre‑professionistica. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, il club – allora Fujita Kōgyō SC – scrisse pagine importanti con tre titoli di campionato (1977, 1979, 1981) e due Emperor’s Cup (1977, 1979), costruendo una tradizione vincente basata su organizzazione, lavoro e un vivaio capace di rigenerarsi.
Con la nascita della J.League, nel 1993, la squadra entrò nell’élite professionistica sotto il nome di Bellmare Hiratsuka, allineando identità urbana e ambizione sportiva. Gli anni ’90 portarono slanci e contraddizioni: nel 1994 arrivò una prestigiosa Emperor’s Cup, mentre nel 1995–96 il club conquistò l’Asian Cup Winners’ Cup, allora la seconda competizione continentale per club dell’AFC, proiettandosi sul palcoscenico internazionale. In quella fase emersero figure destinate a segnare il calcio giapponese, su tutte Hidetoshi Nakata, talento cresciuto nel club e presto divenuto icona globale del calcio nipponico.
Il 1999 fu però un anno spartiacque: la turbolenza finanziaria che colpì molte società giapponesi investì anche Bellmare Hiratsuka, costringendo a dolorosi tagli e a una retrocessione che aprì un nuovo capitolo. Nel 2000 nacque ufficialmente lo Shonan Bellmare: un nome che unisce il latino “bellus” e “mare”, evocando la bellezza del litorale e una forte appartenenza territoriale. Da quel momento il club ha abbracciato con decisione il modello comunitario, investendo su academy, scouting sostenibile e coinvolgimento sociale.
La storia recente è quella di una squadra resiliente, capace di rimbalzare tra J1 e J2 fino a ritrovare continuità al massimo livello. I tre titoli di J2 (2009, 2014, 2017) testimoniano un ciclo di crescita, mentre il trionfo nella J.League Cup 2018 ha suggellato il ritorno competitivo anche nelle coppe. Tecnico‑tatticamente, Shonan ha costruito negli anni un’identità riconoscibile: intensità, ampiezza garantita dai quinti, transizioni rapide e forte attenzione ai dettagli sui calci piazzati. La casa è il Lemon Gas Stadium Hiratsuka – per anni noto come Shonan BMW Stadium – impianto raccolto e spesso ribollente, dove la spinta del pubblico è variabile non trascurabile.
Oggi Shonan Bellmare è un club dal respiro prevalentemente nazionale ma con tracce di risonanza internazionale grazie alle sue icone e a una presenza costante nel massimo campionato. Pur non possedendo le risorse dei colossi metropolitani, la società ha consolidato un posizionamento nitido: sviluppo dei giovani, sostenibilità, identità tattica pragmatica. Una filosofia che ha permesso al Bellmare di restare competitivo, puntando a stabilità in J1 e a incursioni in coppa, nel solco di una tradizione che – tra mare, vento e passione – continua a ispirare la Shōnan calcistica.
Honours
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- title: Japan Soccer League Division 1
- years: 1977, 1979, 1981
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- title: Emperor’s Cup
- years: 1977, 1979, 1994
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- title: J.League Cup (YBC Levain Cup)
- years: 2018
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- title: J2 League
- years: 2009, 2014, 2017
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- title: Asian Cup Winners’ Cup (AFC)
- years: 1996
Statistical Insights
Tassi puntuali aggiornati non disponibili (ultimo controllo: 2025-08-22). Win rate recente in J1: Unknown; gol segnati/subiti per gara: Unknown; miglior/peggior striscia imbattuta/senza vittorie: Unknown. Indicatori qualitativi: squadra tendenzialmente verticale, ampiezza sugli esterni, forte uso delle transizioni e delle palle inattive; pressione di media intensità e blocco difensivo modulabile (5-4-1/3-4-2-1). Performance tipica: gare a punteggio contenuto, alta densità difensiva nell’area, ricerca di attacchi diretti dopo recupero palla.
Key Players
Dati puntuali 2025 non disponibili (ultimo controllo: 2025-08-22). Profili chiave: 1) Song Bum-keun (GK) – estremo difensore sudcoreano, riflessi e uscite alte; ‘stat line’ indicativa: clean sheet e parate/90 tra i migliori del roster (valori precisi: Unknown). 2) Daiki Sugioka (LB/CB) – terzino/centrale di fascia sinistra, nazionale giapponese (presenze in A: sì), progressione palla al piede e cross; ‘stat line’: contributi difensivi e passaggi progressivi (Unknown). 3) Takuya Okamoto (RB/CB) – jolly difensivo e leader, duelli aerei e intercetti; ‘stat line’: alta percentuale di minuti giocati (Unknown). 4) Satoshi Tanaka (DM/CB) – mediano aggressivo, letture in anticipo e coperture; ‘stat line’: recuperi e contrasti vinti (Unknown). 5) Yuki Ohashi (FW) – attaccante di movimento, attacchi della profondità e pressione sul primo possesso; ‘stat line’: xG involvement e pressing actions (Unknown).
Projection
Outlook in chiave betting (range indicativi, non vincolati a una singola stagione): permanenza in J1 55–65%, spareggio salvezza 10–20%, retrocessione diretta 10–20%, top‑10 10–15%, corsa profonda in coppa nazionale 10–15%. Modello qualitativo: valori di mercato e profondità rosa da metà‑bassa classifica, ma con upside tattico in contesti di gara sporca e calendario favorevole. Fattori sensibili: salute degli esterni, conversione delle palle inattive, produzione degli attaccanti. In assenza di shock di mercato, la traiettoria attesa resta una lotta salvezza con chance non trascurabili di chiudere in zona 12–15.
Trivia
• Nome e identità: “Bellmare” fonde latino e italiano: bellus/bella e mare. Una scelta inusuale per il Giappone degli anni ’90, pensata per legare il club al fascino della costa di Shōnan. I colori sociali – verde e blu – richiamano vegetazione e oceano, un marchio visivo che ha reso la squadra immediatamente riconoscibile nelle grafiche della J.League.
• Dalle aziende alla comunità: nato come team aziendale (Towa, poi Fujita), il club ha vissuto la transizione verso il modello community‑based all’alba degli anni 2000. Quella metamorfosi ha implicato governance più diffusa, maggiore attenzione alla sostenibilità e un rapporto strutturato con scuole calcio e associazioni del territorio. Non è solo un cambio di nome: è un cambio di mentalità, che ha permesso al Bellmare di sopravvivere alla crisi di fine anni ’90 e di progettare un futuro con basi più solide.
• Vivaio e talenti: tra le perle più celebri c’è Hidetoshi Nakata, emblema della generazione che portò il calcio giapponese oltre i confini nazionali. Il club ha inoltre agito da trampolino per giocatori poi affermatisi altrove, prova della qualità formativa e della capacità di scouting in mercati limitrofi. La filiera giovanile, diffusa sul litorale di Kanagawa, è un asset competitivo che riduce la dipendenza da colpi di mercato.
• Europa e Asia: la vittoria dell’Asian Cup Winners’ Cup 1995–96 resta una pietra miliare. Quella competizione – oggi scomparsa – metteva a confronto le vincenti delle coppe nazionali dell’AFC. Il Bellmare si impose con pragmatismo e organizzazione, regalando al Giappone un tassello internazionale nei primi anni dell’era professionistica. Il trofeo ha consolidato un’immagine di club capace di performare nei tornei a eliminazione diretta.
• L’arte della resilienza: pochi club giapponesi incarnano la figura della “yo‑yo club” come Shonan. Retrocessioni e promozioni hanno scandito gli anni 2000, ma il pattern ha costruito anche una tempra particolare: la capacità di adattarsi, di vincere in J2 con continuità e di assorbire l’urto del salto di categoria. Il titolo della J.League Cup 2018 ha coronato questa narrative, dimostrando che la competitività non è solo questione di budget ma anche di progetto e dettagli.
• Stadio e ambiente: il Lemon Gas Stadium Hiratsuka è un impianto dal gusto “british” per compattezza, spesso animato da un vento teso che condiziona traiettorie e ritmo. Il sostegno della curva, cori cadenzati e bandiere verde‑blu, crea un microclima tipico: ostico per gli avversari nei finali punto a punto. La prossimità con la costa alimenta un’estetica unica – mare, surf, calcio – che rende il matchday un’esperienza identitaria.
• Derby e geografia: Shonan partecipa ai Derby di Kanagawa con Yokohama F. Marinos, Kawasaki Frontale e Yokohama FC. Differenze di scala a parte, questi incroci hanno un peso emotivo particolare, con il Bellmare spesso nel ruolo dell’underdog feroce. Sono partite in cui emergono le coordinate del club: agonismo, disciplina tattica, ripartenze brucianti.
• Multi‑sport e community: sotto il brand Bellmare convivono anche sezioni di futsal e beach soccer, in linea con la vocazione costiera. Campus, clinic e iniziative nelle scuole sono un tratto distintivo: lo sforzo di costruire tifosi e giocatori di domani passa da una presenza costante nel tessuto sociale.
• Estetica e cultura pop: divise spesso sperimentali, pattern grafici oceanici e dettagli “wave” hanno reso negli anni alcune maglie da collezione. Non manca l’ironia: il gioco di parole con il vento di Shōnan (Shōnan no kaze) ricorre spesso nei claim della società e nei contenuti social.
• Lezioni di gestione: il caso Bellmare è studiato in Giappone come esempio di ricostruzione post‑crisi. Budget oculati, scommesse su profili con potenziale di rivendita e un calcio adatto alla struttura della rosa: una via che non promette titoli ogni anno, ma solidità e permanenza nella massima serie con margini per colpi in coppa. È il compromesso virtuoso di chi conosce i propri limiti e li trasforma in identità tecnica.