TSV 1860 München

Città
Monaco di Baviera
Nazione
Sito Web
Fondata
1860
Stadio
Social

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 17/05/1860 (sezione calcio dal 1899)
  • City: Monaco di Baviera
  • Country: Germania
  • Founder: Unknown (ultimo aggiornamento: 2025-08-22)
  • Milestones: - 1860: fondazione come associazione ginnica; - 1899: nasce la sezione calcio; - 1911: approdo al Grünwalder Stadion; - 1942: vittoria Tschammerpokal (antenata DFB-Pokal); - 1964: vittoria DFB-Pokal; - 1965: finale Coppa delle Coppe UEFA (Wembley); - 1966: campione di Germania; - 1963-1970 e 1994-2004: principali epoche in Bundesliga; - 2005-2017: co-tenant all’Allianz Arena; - 2017: retrocessione amministrativa in Regionalliga; - 2018: ritorno in 3. Liga; - 2018-oggi: stabilizzazione a Giesing, progetto 3. Liga ambizioso.

History

Il Turn- und Sportverein München von 1860, meglio noto come TSV 1860 München o semplicemente “Sechzig”, è una delle istituzioni storiche del calcio tedesco. Nato il 17 maggio 1860 come società ginnica, aprì la sezione calcistica nel 1899, abbracciando fin da subito la vocazione popolare del quartiere di Giesing. Il simbolo del leone, tratto dall’araldica bavarese, divenne presto un tratto distintivo identitario, accompagnando il club nelle sue stagioni più gloriose.
L’epicentro emotivo dei Löwen è il Grünwalder Stadion, inaugurato nel 1911 in Grünwalder Straße: una casa che ha visto crescere generazioni di tifosi e che, pur riammodernata e a capienza ridotta rispetto al passato, resta un tempio del calcio tedesco. Nel dopoguerra, 1860 inizia a imporsi a livello nazionale: nel 1942 conquista la Tschammerpokal (antenata della DFB-Pokal), confermandosi tra le realtà più organizzate del Sud. Gli anni Sessanta rappresentano l’età dell’oro: il club vince la DFB-Pokal 1963-64, raggiunge la finale di Coppa delle Coppe UEFA nel 1965 (sconfitta a Wembley contro il West Ham) e soprattutto centra lo storico titolo nazionale nel 1965-66, con una squadra aggressiva e di personalità, guidata da figure carismatiche come l’allenatore Max Merkel e protagonista in campo come Rudi Brunnenmeier, Peter Grosser e il portiere-showman Petar Radenkovic.
Con la nascita della Bundesliga (1963), i Löwen sono tra i membri fondatori e vivono una fase di alto profilo anche nella seconda metà del decennio, salvo poi alternare cicli di ascesa e flessione. Dopo un lungo periodo di assestamento, gli anni Novanta portano una rinascita: nel 1994 il ritorno in Bundesliga con Werner Lorant in panchina. Seguono derby incandescenti contro il Bayern e stagioni in cui il club si costruisce un’identità combattiva e pragmatica, tipica della Monaco “operaia”. Nel 2005 arriva il trasferimento all’Allianz Arena in coabitazione con il Bayern, soluzione che porta introiti ma anche criticità gestionali e identitarie.
Il 2017 segna una frattura: retrocessione sportiva dalla 2. Bundesliga e mancata licenza per la 3. Liga, con conseguente caduta in Regionalliga Bayern. È uno shock, ma anche l’avvio di un nuovo ciclo: con il ritorno definitivo al Grünwalder, la squadra riconquista subito la 3. Liga (2018) e ritrova compattezza con tifoseria e territorio. Da allora il club lavora per un modello sostenibile, puntando su un mix di prodotti del vivaio (da cui sono emersi in passato giocatori come Lars e Sven Bender, Julian Weigl, Kevin Volland) e profili esperti di terza serie.
Oggi il TSV 1860 è una società dal grande seguito locale e nazionale, più popolare che “globale”, che fa leva su tradizione, atmosfera di Giesing e senso di appartenenza. L’obiettivo sportivo stabile è lottare nella parte alta della 3. Liga, con ambizione di promozione quando ciclo tecnico, risorse e continuità lo consentono.

Honours

    • title: Campionato di Germania (Bundesliga)
    • years: 1966
    • title: DFB-Pokal / Tschammerpokal
    • years: 1942, 1964
    • title: Coppa delle Coppe UEFA - finalista
    • years: 1965
    • title: Oberliga Süd (pre-Bundesliga)
    • years: 1963
    • title: Regionalliga Bayern
    • years: 2018

Statistical Insights

Win rate complessivo in 3. Liga dal ritorno (2018-): Unknown (ultimo controllo: 2025-08-22). Media gol segnati/subiti per gara (periodo 2018-): Unknown (ultimo controllo: 2025-08-22). Striscia utile più lunga in 3. Liga (dal 2018): Unknown; striscia negativa più lunga: Unknown. Dato certo: titolo nazionale 1965-66 e due Coppe nazionali (1942, 1964); finale europea 1965. Tendenza recente: piazzamenti prevalentemente da metà alta classifica 3. Liga, con occasionali corse ai playoff/promozione (fonte incrociata: Transfermarkt, Wikipedia, Soccerway; dati specifici soggetti a variazione stagionale).

Key Players

Top performer storici (approccio evergreen):
- Rudi Brunnenmeier (Attaccante): capocannoniere Bundesliga 1964-65 con 24 gol; simbolo dell’epoca d’oro e del titolo 1965-66.
- Petar Radenkovic (Portiere): icona degli anni ’60, protagonista della vittoria DFB-Pokal 1964 e del campionato 1966; carisma e stile unico tra i pali.
- Peter Grosser (Centrocampista): capitano e faro tecnico del titolo 1965-66; leader carismatico e piede educato a metà campo.
- Benjamin Lauth (Attaccante): volto del club nei 2000, prodotto del vivaio, nazionale tedesco; più periodi ai Löwen con doppia cifra in varie stagioni.
- Julian Weigl (Centrocampista): cresciuto nel vivaio, capitano giovanissimo prima del salto al Borussia Dortmund; esempio di filiera 1860.
Nota: la rosa attuale è soggetta a cambi frequenti in 3. Liga; per i leader statisticamente attivi aggiornati consultare le schede stagionali (ultimo controllo: 2025-08-22).

Projection

Outlook analitico stile quote: in 3. Liga, il TSV 1860 tipicamente compete tra metà e quartiere alto della classifica. Probabilità implicite (stima DS24, baseline senza infortuni né variabili straordinarie): promozione diretta/playoff 12–18%; top 6 35–50%; metà classifica 35–45%; lotta salvezza 8–15%. Driver chiave: continuità tecnica, efficienza sui piazzati (xG da palla inattiva), resa del centravanti (≥0,35 non‑pen xG/90) e solidità nel primo quarto d’ora post‑intervallo. Contesto: alto coefficiente di difficoltà della 3. Liga con margini sottili; il fattore Grünwalder (riempimento vicino al 100%) resta un moltiplicatore della performance casalinga.

Trivia

• Sechzig e Giesing: pochi club incarnano il rapporto tra quartiere e squadra come il TSV 1860. La passeggiata verso il Grünwalder, le birrerie attorno a Tegernseer Landstraße e la Westkurve sono un rito: cori antichi, sciarpe blu e bianco e un senso di comunità che trascende la categoria. Quando il club è rientrato stabilmente allo stadio di Giesing, i tifosi hanno parlato di “Heimkehr”, il ritorno a casa.
• Il leone e l’identità: il logo con il leone rampante nero su sfondo bianco con dettagli azzurri è tra i più riconoscibili in Germania. Il soprannome “Die Löwen” è radicatissimo: è simbolo di fierezza, resistenza e orgoglio popolare. L’origine richiama l’araldica bavarese e, per tradizione orale, una storica locanda (“Zum Bayerischen Löwen”) frequentata dai primi soci del club ginnico.
• L’età dell’oro: anni ’60. Nel 1964 la DFB-Pokal, nel 1965 la finale di Coppa delle Coppe UEFA a Wembley (sconfitta 2-0 dal West Ham con doppietta di Alan Sealey), nel 1966 il titolo nazionale. Il portiere Petar Radenkovic, showman ante litteram, è ancora oggi oggetto di aneddoti: dal modo di ‘parlare’ la partita con il pubblico al carisma nello spogliatoio. Rudi Brunnenmeier, bomber di razza, fu capocannoniere 1964-65 ed emblema della squadra vincente.
• Derby di Monaco: il “Münchner Stadtderby” contro il Bayern non è solo un confronto sportivo, ma uno scontro di culture cittadine. Negli anni ’90 e inizio 2000, con Werner Lorant in panchina, 1860 rese il derby incandescente, spesso ribaltando pronostici. Le attuali categorie diverse hanno rarefatto l’incrocio ufficiale, ma l’attesa per ogni eventuale sorteggio di DFB-Pokal resta altissima.
• L’Allianz e il ritorno alle origini: dal 2005 al 2017 il club ha condiviso l’Allianz Arena con il Bayern. Struttura d’avanguardia, sì, ma sentimenti contrastanti: troppa distanza dal DNA Giesing. La crisi del 2017, con retromarcia in Regionalliga per mancata licenza, ha avuto l’effetto di ricompattare ambiente e identità. Dal rientro al Grünwalder, capienza contenuta ma atmosfera tornata da brividi.
• Il vivaio, una miniera: dalla cantera dei Löwen sono passati talenti poi esplosi altrove: Lars e Sven Bender, Kevin Volland, Julian Weigl, Fabian Johnson, Kai Bülow e più recentemente profili come Leandro Morgalla. Nel lessico del club, ‘Durchlässigkeit’ significa percorribilità tra U19, U21 e prima squadra: è un asset dichiarato.
• Struttura societaria e 50+1: il TSV 1860 è diventato KGaA per la parte professionistica, con un investitore di riferimento (Hasan Ismaik/HAM) e la associazione madre (e.V.) che mantiene il controllo ai sensi del 50+1. Rapporti talvolta conflittuali hanno segnato l’ultimo quindicennio, ma la tifoseria ha sempre fatto da baricentro, pretendendo sostenibilità e rispetto dell’identità.
• Rivalità e geografia emotiva: oltre al Bayern, accese le sfide con Norimberga, Augsburg e club storici del Sud. La 3. Liga ha aggiunto nuovi “classici” con Dynamo Dresden, 1. FC Saarbrücken, Rot-Weiss Essen. Ovunque vadano i Löwen, il settore ospiti è spesso tra i più rumorosi della categoria.
• Cultura da stadio: bandiere cucite a mano, tamburi, coreografie creative ma senza eccessi scenografici: la priorità è il canto. Il ‘Siamo sempre con te’ declinato in tedesco (“Wir sind immer bei dir”) è una promessa mantenuta: tanti abbonamenti, alto tasso di riempimento, code per i biglietti delle grandi partite.
• Memoria e leggenda: le foto in bianco e nero degli anni ’60, le cronache della Coppa delle Coppe, la passerella del titolo ’66: la narrazione del passato non schiaccia, ma motiva. A Monaco, 1860 è l’altra faccia della medaglia: meno luci, più cuore. E nel calcio tedesco, questa è spesso la differenza che conta.

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