Ulsan Hyundai FC

Città
Ulsan
Sito Web
Fondata
1983
Stadio

Official Info

Quick Facts

  • Founded: 1983
  • City: Ulsan
  • Country: Corea del Sud
  • Founder: Hyundai Heavy Industries Co., Ltd.
  • Milestones: 1983: fondazione come Hyundai Horang-i. 1990: trasferimento definitivo a Ulsan. 1996: primo titolo K League. 2001: inaugurazione dell'Ulsan Munsu Football Stadium (Big Crown). 2005: secondo titolo K League. 2008: rebrand in Ulsan Hyundai FC. 2012: primo trionfo in AFC Champions League (stagione imbattuta). 2020: secondo trionfo in AFC Champions League (stagione imbattuta). 2022: scudetto dopo 17 anni. 2023: difesa del titolo K League.

History

Ulsan Hyundai FC nasce nel 1983 nel contesto del grande sviluppo del calcio professionistico coreano voluto dalle chaebol. Il club, fondato da Hyundai Heavy Industries, viene battezzato originariamente Hyundai Horang‑i, con Horang‑i (Tigri) a evocare cattiveria agonistica e identità. I primi anni vedono la squadra gravitare nell’area metropolitana di Incheon/Seoul, ma già nel 1990 il progetto prende radici nella città industriale di Ulsan, cuore dell’industria pesante sudcoreana e casa naturale del gruppo Hyundai. Il salto di qualità sportivo arriva a metà anni Novanta: nel 1996 Ulsan alza il suo primo titolo di K League, rompendo l’egemonia delle rivali storiche e inscrivendo il proprio nome nell’albo d’oro. Il club continua a crescere anche in infrastrutture: nel 2001 apre il Munsu Football Stadium, impianto da oltre 40.000 posti costruito in vista del Mondiale 2002 e soprannominato Big Crown per la caratteristica copertura. Nel 2005 arriva il secondo scudetto, al termine di playoff ad alta tensione, confermando Ulsan tra le potenze della scena nazionale.
La svolta continentale matura nel 2012 con una cavalcata perfetta in AFC Champions League: guidate da Kim Ho-gon, le Tigri chiudono imbattute e travolgono in finale l’Al-Ahli (3-0), imponendosi con un calcio verticale e fisico. Ulsan si consacra così a livello asiatico. La dimensione internazionale si rinsalda nel 2020, in pieno calendario compresso post-pandemia: la squadra di Kim Do-hoon non perde un colpo e conquista di nuovo la Champions asiatica, sempre senza sconfitte, piegando il Persepolis 2-1 in finale grazie alla freddezza dal dischetto di Júnior Negrão. Nel frattempo, il club sviluppa una filiera tecnica stabile e moderna, valorizzando giocatori coreani d’élite e inserendo stranieri funzionali.
Sul piano domestico, dopo anni di duelli in vetta spesso chiusi al fotofinish (soprattutto con Jeonbuk Hyundai Motors), Ulsan si riprende la scena con autorità sotto la guida di Hong Myung-bo: prima lo scudetto che mancava da 17 anni, poi la difesa del titolo l’anno seguente. Il tutto accompagnato da un’identità chiara: organizzazione difensiva con un portiere d’eccellenza (Jo Hyeon‑woo), leadership ed esperienza al centro (Kim Young‑gwon), ampiezza e gamba sulle corsie (Eom Won‑sang), più qualità tra le linee e un finalizzatore di razza (Joo Min‑kyu).
Culturalmente, Ulsan incarna l’orgoglio dell’Est, in un East Coast Derby infuocato con i vicini Pohang Steelers, tra i più sentiti del Paese. I colori sociali – blu e azzurro – richiamano mare e acciaio, simboli della città. Negli anni, il club ha consolidato struttura e scouting, ampliando la propria reputazione in Asia e oltre. Vincere due Champions asiatiche da imbattuta è un unicum che proietta il marchio Ulsan a livello globale, rendendolo un club seguito anche fuori dalla Corea grazie alla presenza in ACL, ai contenuti digitali e a una pipeline di talenti che spesso arriva fino alla nazionale maggiore. In sintesi: tradizione, investimenti intelligenti, continuità tecnica e fame di titoli. Un modello coreano che funziona.

Honours

    • title: K League 1
    • years: 1996, 2005, 2022, 2023
    • title: Korea FA Cup
    • years: 1998, 2017
    • title: K League Cup
    • years: 1995, 1998, 2007, 2011
    • title: AFC Champions League
    • years: 2012, 2020

Statistical Insights

Profilo di rendimento da big: nelle ultime stagioni di K League 1 Ulsan ha mantenuto un tasso di vittorie superiore al 55% e una differenza reti stabilmente positiva, con media gol segnati attorno a 1.5–1.8 a partita e concessi sotto quota 1.0 (stime basate sui bilanci 2022–2023). A livello continentale, record perfetto nelle due ACL vinte (2012 e 2020) senza sconfitte nell’intero torneo: un dato rarissimo in Asia. Solida tenuta nei big match domestici, con serie utili lunghe e capacità di gestione del vantaggio: rimonte subite ridotte e alta conversione delle situazioni di vantaggio. Punti di forza misurabili: alta percentuale di clean sheet con Jo Hyeon-woo in porta, difesa centrale esperta (duelli aerei e posizionali vinti), esterni rapidi che massimizzano xT e progressioni, più un 9 capace di convertire oltre il 15–18% dei tiri. Nota: alcuni valori sono stimati e vanno aggiornati con i dati ufficiali più recenti.

Key Players

Jo Hyeon-woo (Portiere) – shot-stopper d’élite, frequenti clean sheet stagionali in doppia cifra; leadership e riflessi decisivi nei finali. Kim Young-gwon (Difensore centrale) – nazionale coreano, esperienza internazionale, alta percentuale di duelli vinti e costruzione pulita dal basso. Eom Won-sang (Ala destra) – accelerazioni e 1v1, contributo costante a gol e assist, pressa con intensità. Valeri Qazaishvili ‘Vako’ (Trequartista) – qualità tra le linee, buon volume di chance create e finalizzazione da seconda punta. Joo Min-kyu (Centravanti) – bomber da titolo: capocannoniere K League in due stagioni non consecutive, ottima conversione in area e timing negli attacchi alla profondità.

Projection

Outlook da contender: rosa profonda, spine dorsali chiare e guida tecnica di alto livello suggeriscono alte probabilità di podio domestico in ogni annata. Proiezione in stile betting: titolo K League ~30–35% (implied odds 2.85–3.3), piazzamento top‑3 ~80–85% (1.18–1.25), FA Cup ~18–22% (4.5–5.5), corsa profonda in AFC Champions League ~15–20% (5.0–6.5). Driver chiave: solidità difensiva, efficacia sulle palle inattive, profondità offensiva; rischi: congestione calendario e dipendenza realizzativa dal 9. Aggiornare le quote con mercato e forma corrente.

Trivia

• Origini e identità: il soprannome storico Horang‑i significa “Tigri” in coreano. L’animale totemico è rimasto nell’immaginario del club anche dopo il rebrand del 2008, alimentando coreografie e merchandising con iconografia riconoscibile in tutta l’Asia.
• Big Crown, un simbolo: l’Ulsan Munsu Football Stadium è chiamato Big Crown per la corona ondulata della copertura. Nato per il Mondiale 2002, è diventato fortezza domestica e palcoscenico di serate ACL. La struttura ospita anche eventi cittadini, rafforzando la connessione tra club e comunità industriale.
• Due Champions asiatiche da imbattuti: nel 2012 e nel 2020 Ulsan conquista l’AFC Champions League senza mai perdere. Nel 2012, con Kim Ho‑gon in panchina, la squadra chiude una run scintillante culminata nel 3‑0 in finale contro l’Al‑Ahli: marcatori Kim Seung‑yong, Lee Keun‑ho e Rafinha. Nel 2020, con Kim Do‑hoon, finale 2‑1 al Persepolis decisa dalla doppietta su rigore di Júnior Negrão. Un doppio timbro che ha pochi equivalenti nel continente.
• Il derby della costa est: la rivalità con i Pohang Steelers è tra le più antiche e sentite della K League. L’East Coast Derby va oltre i 90 minuti: contrappone due città operaie, due filosofie tecniche e due scuole dirigenziali. Spesso il derby ha orientato scudetti e corse ACL, con stadi caldissimi e coreografie d’autore.
• DNA Hyundai: Ulsan è proprietà della galassia Hyundai Heavy Industries (oggi HD Hyundai). In Corea è frequente parlare della ‘Hyundai classico’ anche per le sfide con Jeonbuk Hyundai Motors, altro polo dell’ecosistema Hyundai (ma legato a Hyundai Motor Company). Due mondi affini per brand, diversi per governance e cultura sportiva.
• Maestri tra i pali: Jo Hyeon‑woo è un’icona recente tra i portieri coreani, esploso a livello mondiale al Mondiale 2018. A Ulsan ha trovato continuità e una linea difensiva su misura, alimentando stagioni da double‑digit clean sheets e parate ad alto coefficiente di difficoltà.
• Scuola e mercato: Ulsan ha saputo integrare prodotti del vivaio (come Lee Dong‑gyeong e altri profili cresciuti internamente) con innesti mirati stranieri, spesso brasiliani o europei, scelti per impatto tattico e disponibilità al lavoro collettivo. La cifra è pragmatica: funzionalità prima del nome.
• 2005, l’anno del bis domestico: il secondo titolo arriva al culmine del format con playoff, con Ulsan capace di gestire pressione e momenti caldi. Quella squadra, fisica e verticale, ha rappresentato un archetipo del modo di competere nella K League dell’epoca.
• Rimonte e gestione: storicamente, le Tigri costruiscono vantaggi con ottime fasi iniziali e li custodiscono con disciplina. Nelle stagioni recenti, Ulsan ha mostrato capacità di segnare nei “minuti rossi” (75’–90’), tratto che ha fruttato punti pesanti contro rivali dirette.
• Marchio globale: due ACL, giocatori in nazionale, contenuti digitali in lingua inglese e una fanbase in crescita in Giappone, Medio Oriente e Sud‑Est asiatico spiegano perché Ulsan sia oggi percepito come club a trazione internazionale. Le tournée e le amichevoli di prestigio hanno ampliato l’audience oltre i confini della K League.
• Dettagli cromatici: la livrea blu‑azzurra non è casuale: richiama mare, acciaio e tecnologia – i tre pilastri dell’economia locale – e ha contribuito a costruire un’immagine coerente e moderna, valorizzata da kit spesso apprezzati dai collezionisti.
• Allenatori chiave: da Kim Ho‑gon a Kim Do‑hoon, fino all’era recente di Hong Myung‑bo, l’asse tecnico ha mantenuto una linea comune: organizzazione difensiva, centrali playmaker e transizioni veloci. È la matrice su cui Ulsan ha innestato talento e risultati.
• Un dato “unicorno”: essere due volte campione continentale da imbattuti è una rarità assoluta. Nel racconto degli appassionati asiatici, Ulsan è uno dei pochi club capaci di unire continuità domestica e picchi europei in termini di standard competitivi, pur restando fedele alla propria identità coreana.

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